Ma ci interessano particolarmente le notazioni paesistiche o ambientali: il molo e piazza Mercato, il « Mercato Novo», e la via Marinella, presentano per lui, che pur veniva dalla splendida Venezia, <e situazioni di Paradiso ,. (p. 63), e il nuovo cc giardino Pubblico » a Chiaia è cosa veramente bellissima (p. 75); il lotto, alla cui estrazione assiste, lo diverte e incuriosisce (p. 73); annota poi, nel diario, l'impressione provata per il canto del Rosario a voce spiegata delle donne in S. Domenico Maggiore (p. 73); ed assiste in palazzo reale agli esercizi dei cadetti comandati direttamente dal re, alla presenza dell'arciduca di Milano (p. 76); in S. Maria a Cappella ascolta il catechismo in « lingua napoletana » e la predica in toscano (p. 95); va infine al Tribunale, che è da lui descritto icasticamente con poche nude parole: <e Retornassimo alla Vicharia, e intesimo a tratare una causa, gli avocati parlano dolcemente, li giudici li ricercano qualche volta certi punti, così anco !avocato, el cliente contrario interompono in ~omma tutti parlano » ! (p. 85). Altri episodi di vita cittadina appaiono tratteggiati dal Canova, con una prosa scarsa e quasi dura, ma efficacemente sintetica: l'ultimo giorno del carnevale egli è preso dallo spettacolo gioios~ della festa, la cc famosa mascherata del re », di cui descrive il pittoresco corteo (p. 80), ricordando che per essa si spendeva la folle cifra di 26.000 ducati; poi si reca per varie sere ad assistere agli spettacoli del teatro S. Carlo, che appariva nella veste dovuta al restauro del Fuga (1768), e a quelli del Teatro del Fondo (il Mercadante), appena inaugurato. Ma a tali considerazioni va aggiunto che la maggior parte dei monumenti che il Canova visi,ta è stata in seguito trasformata più o meno sostanzialmente, talora nell'aspetto architettonico, sempre nel carattere ambientale; e ciò va ricordato, non tanto per un patetico rimpianto dell'aspetto della città quale si presentava agli occhi del Canova (quasi che il nostro desiderio fosse quello di una conservazione ·in vitro di un organismo pulsante) ma piuttosto per ripetere ancora una volta, in verità assai mestamente, che dal punto di vista edilizio ed ambientale Napoli, dalla fine del Settecento ad oggi, ha perduto assai più di quanto non abbia guadagnato; il che va soprattutto sottolineato per questi ultimi anni, quando con gradualità crescente, la città è stata teatro del noto malcostume edilizio e della errata politica amministrativa condotta dagli organi responsabili, ad esclusivo vantaggio della speculazione. Così se il chiostro di Monteoliveto già da tempo non è più « magnifico », quale appariva al Canova (p. 82), per la sopraelevazione ed il tompagno delle arcate marmoree dovuto alla trasformazione in caserma, il nuovo rione Carità ha dis.trutto il teatro Fiorentini, il più antico dopo quello di S. Bartolomeo, e la guerra ha provocato la •scomparsa della volta vaccariana di S. Chiara, riéordata anch'essa dal Canova, con vera ammirazione (p. 72); le perdite più recenti ed i restauri mancati sono assai più numerosi: e mentre si conduce a termine, con brutale insensibilità paesistica e sperpero di pubblico danaro, la chiesa di Capodimonte, iniziata durante il fascismo, non si restaura il palazzo Carafa di Maddaloni (p. 75), nè la chiesa di S. Angelo a Nilo (p. 83), nè il palazzo Maddaloni d'Avalos, nè il Carafa di Montorio, tanto per limitarci ai casi più clamorosi e già segnalati altrove. Molti personaggi conosce il Canova a Napoli: alcuni già noti e identifi124 Biblioteca Gino Bian·co
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