Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

per la semplice ragione che il problema istituzionale, oltre che largamente superato, si sovrappone, senza alterarle, alle scelte politiche delrelettorato, essendo ben possibile sentirsi tendenzionalmente monarchici e votare poi per la DC, il PLI, il MSI e fors'anco il PSDI. Ma se a:lla domanda si dà risposta positiva ognuno vede facilmente quali conseguenze occorrerebbe trame. E prima, conviene forse fa1·e altre considerazioni. Ci si può domandare, cioè, se i « liberali » non scontino sul terreno dell'insuccesso politico il successo della loro opera para-politica, o pre-politica, o meta-politica. È in fondo, se ben intendo, il pensiero di Mario Paggi, quando, ribadendo 1~ funzione e il valore dell'opera clei « liberali », ricordava nel suo articolo di febbraio che « tutti i motivi odierrii della tematica governativa ( e, si potrebbe aggiungere della tematica politica, se l'aggiunt~ non diminuisse il senso di concretezza e di presenza che v'è nell'osservazione di Paggi) dalla scuola alle frodi alimentar-i, dalla· lotta contro i monopoli alla riforma del regime carcerario, sono imposti più da questi ambienti che non da spontanee elaborazioni ministeriali ». In altri termini, l'elabora•zione programmatica, democraticamente concreta e calzante, non basta a definire un raggruppamento politico, se le sue istanze, come istanze mature al progresso civile della collettività, sono poi completamente condivise e fatte proprie da altre forze politiche: nel momento in cui il programma di u11 esiguo raggruppamento « liberale » diventa programma di governo, o un possibile programma di governo, il valore politico autonomo di quel raggruppame11to si perde, ed elettoralmente esso è condannato. È, ad esempio, quel che è successo al Partito Repubblicano, che ha elaborato e contribuito a realizzare alcuni egregi punti programmatici, quali il Ministero delle partecipazioni statali, o la politica di liberalizzazione degli scambi, ma che non h~ tratto da essi - nè poteva trarre - alcuna concreta qualificazione politica. E il « trasformismo » dell'ultimo quarto del secolo scorso non nacque in fondo da un fenomeno di identificazione politico-programmatica tra forze già divise sulle prospettive di fondo? Ma qui il discorso, come si vede, giunge a riproporre la domanda ormai abusata: se, cioè, il successo « storico » dei cc liberali », che è consistito nell'aver plasmato una civiltà politica basata sullo Stato di dìritto e, in Italia, nell'aver costretto entro questo Stato le forze di ma·ssa cattoliche e socialiste; se questo successo sul terreno della civiltà e del costume, se l'assorbimento di istanze e di motivi liberali da forze un tempo estranee al liberalismo, se tutto ciò non esautori storicamente un organi- ' 10 Biblioteca Gino Bianco

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