Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

in maniera sistematica, va incontro a esigenze diffuse, sentite e giustificate. Fermiamoci un momento su queste due considerazioni. Per quanto riguarda la prima noi sappiamo che la ricerca storica in Italia ha raggiunto un alto grado di specializzazione; ma abbiamo l'impressione che proprio perciò essa corra il rischio di isolarsi, di non produrre più, cioè, qt1ei libri fondamentali che, come i libri di Croce e di Salvemini, di Omodeo e di Salvatorelli, agiscono in profondità ed estensione sulla cultura generale e in definitiva sulla vita morale del paese. Stiamo attenti a questo : non vorremmo che la ricerca storica italiana si inaridisse in una gara a cl1i conduce ricerche più minuziose, indagini più erudite, intorno ai temi che sembrano da un punto di vista tecnico più ardui, cime inesplorate di un alpinismo per filologi, che sono però affatto prive di interesse, e comunque fuori della portata, non solo · per i lettori di livello medio, ma anche per studiosi di alto livello; non vorremmo cioè che mentre nelle accademie si misura il valore dei . libri e degli articoli dal numero delle note che gli autori riescono ad accatastare in fondo alle pagine, ai lettori italiani non resti altro da leggere, sulla storia del paese, che riviste come quelle edite da Del Duca e da Mondadori o - nella migliore delle ipotesi - libri come quello di Mack Smith; non vorremmo insomma che coloro i quali sentono l'impulso di dedicarsi agli studi storici vengano dirottati o respinti - o che quell'impulso venga comunque spento - da una visjone troppo freddamente tecnicistica di essi, da una concezione della storiografia che è già stata combattuta e liquidata dalla cultura italiana e di cui si è detto cl1e è una storiografia senza problema morale. Può darsi che questa nostra impressione sia errata: tanto megl~o. Prendetela dunque per quella che è, l'impressione di uno studioso che non si è dedicato alla ricerca storica, 1na che dai risultati di essa non può e non deve prescindere, quando, per sua fortuna, tali risultati ci sono e consentono alle ricerche sociali di prendere le mosse da più solide fondamenta. E credete pure che non si vuole qui condanr1are qualunquisticamente l'indispensabile lavoro di approfondimento e dissodamento del terreno storico nelle sedi più difficili e impervie che vanno dalla ricerca erudita al perfezionamento degli strumenti di indagine filologica. Si vuole soltanto richiamare l'attenzione sul fatto che i libri di storia sono la ragione e la misura della crescita civile di un paese e devono pertanto rispondere a esigenze che tutti gli ambienti culturali hanno il diritto di avanzare in tale senso. 109 . Biblioteca Gi·no Bianco

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