democratica del paese è oggi più valida che mai. Non si può, senza porsi fuori di questa tradizione e senza rinnegarne la funzione introdu rre in esso un clima che è molto simile a quello che si è, purtroppo, stabilito nella democrazia cristiana. Se la D.C. può ancora reggere alla lotta interna delle fazioni in virtù della dimensione e per la sua minore caratterizzazion e ideologica e programmatica, difficilmente potrebbe resistere a lungo all'i,s iira di una lotta interna non fondata su validi 1notivi politici un partito come quello repubblicano. Credere questo, oggi, sarebbe un torto che offusche rebbe qualsiasi merito acquisito in quarantacinque anni di 1nilizia repubblicana. Tanto più, quando - come abbiamo già rilevato - alle corrette imvostazioni della maggioranza, corrette dal punto di vista ideologico oltre che politico, si ha ben poco da contrapporre: la debolezza, proprio dal punto di vis ta dell' aiitentica tradizione revubblicana, della posizione dell'on. Pacciardi co nsiste nel fatto che egli si rifiuta ad ogni prospettiva di allargamento dell'ar ea democratica, che confonde la sua battaglia con quella delle forze più re tri e del paese. Ha mai pensato l'on. Pacciardi, che arna richia111arsia Maz zini e alla scuola repubblicana, che se anche il partito repubblicano d,a vesse rinttnciare al suo ruolo di avanguardia dell'opinione democratica e confon dersi nel blocco degli interessi che cercano con tutti i mezzi di ostacolare lo sviluppo del paese verrebbero meno le raaioni stesse della battaglia repubblicana ? Ha mai meditato sul fatto che continuando ad usare i mezzi polemici che egli ha preferito negli ultimi mesi, continuando a presentarsi quasi come un « obiettore di coscienza » repubblicano, contribuisce alla degenerazione del sistema de - mocratico e alla degradazione della lotta politica in Italia? So no interrogativi che poniamo anche agli amici dell'on. Pacciardi, che sembrano vogliano assecorvdarlo nella battaglia contro la maggioranza eletta a Bologn a. Ma tra questi, alla lunga, non p11ò non sorgere il dubbio sulla liceità de i mezzi con cui l'on. Pacciardi conduce la sua polemica: ne è prova l'atteggiamento assunto nell'ulti1na rittnione della direzione da Michele Cifarelli che ha dato il voto favorevole alla pa1te relativa alla democrazia interna di partito contenuta nel documento conclusivo proposto dalla rnaggioranza. Ci auguriamo che questa presa di posizione dell'amico Cif arelli venga 1neditata dai suo i colleghi della minoranza e soprattutto dall'on. Pacciardi. SEMBRA CHE DA UN po' di tenipo in qua l'avversione per tutto ciò che è cultura, spirito critico, libertà di opinione e dibattito delle id ee non abbia più li1niti nella nostra classe di governo. Dopo la mortificazion e dei mezzi di comunicazione audiovisivi, dopo la censura bigotta e oscena ,d el cinema e del teatro (l'ultimo e più clarnoroso esempio si è avuto con il caso del San Carlo), questa volta viene presa di 1nira la stampa periodica, che è quanto dire la stampa che assicura la circolazione delle idee. È stato infatti presentato al Senato un disegno di legge, che porta la firma del Minist ro delle Poste on. Spataro, preparato in concerto con il Ministro del Tesoro on. Tambroni. Questo progetto prevede l'abrogazione delle esenzioni e delle riduzioni tariffarie di cui beneficia la stampa periodica, vale a dire tutti i giornali e le riviste che si pubblicano nel Paese. 93 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==