, posto negli stadi, saranno molti coloro che nella prossima estate, per sfuggire all'ingorgo dei circuiti italiani determinati dalle Olimpiadi, ne cercheranno altri di circuiti, lontani dalle nostre frontiere. ConcZ,usione: dalle Olimpiadi sarà stata turisticamente avvantaggiata Roma - a parte i crimini urbanistici che già si stanno commettendo, e sempre in nome delle Olimpiadi - ma altre regioni italiane ne risulteranno danneggiate; e complessivamente è più facile prevedere una pe1dita che non quel guadagno di cui si è tanto parlato per giustificare una ennesima spesa di prestigio (quanto a quest'ultimo è del resto anche prevedibile che dalle Olimpiadi romane esso riceverà non un impulso, ma un colpo: si vedano in proposito le allarmanti notizie pubblicate da Vittorio Lojacono su « Telesera »: l'imprevidenza degli amministratori sarà la causa della paralisi da citi, durante i giochi, sarà colpita la città). NELLA RIUNIONE del Partito Repubblicano tenuta il 23 e 24 aprile ultimo - narrano le cronache - si è avuta una clamorosa polemica tra l'on. Pacciardi da una parte, e gli esponenti della corrente risultata maggioritaria negli ultimi due congressi del P.R.l. dall'altra; una polemica per la quale, per colpa dello stesso Pacciardi, non crediamo clie si possa adoperare l'aggettivo: politica. A quegli esponenti della maggioranza che gli ri1nproveravano .. di essere venuto meno, col suor atteggiamento rissoso, a quella legge di de1nocrazia interna di tutti i partiti la quale esige che la minoranza esprima bensì le proprie opinioni e si batta per farle valere, ma che si sottometta tuttavia ordinatamente alla volontà della 1naggioranza; e che giustamente sottintendevano che con il suo atteggiamento egli contraddiceva tutto il suo passato di democratico, l'on. Pacciardi non ha saputo rispondere altro che Mussolini non era riuscito a farlo tacere e che quindi non ci sarebbero riusciti altri. Ora il problema come dianzi accennavamo non era già quello della facoltà dell'on. Pacciard'i e di ti,tti i repubblicani di esprimere le loro opinioni; ma era invece quello del senso di responsabilità che, in regi1ne democratico (e dunque quando le libertà elementari non sono conculcate da nessuno), deve avere chiunque militi in un partito allorchè esprime le sue opinioni. E del resto il caso dell' on. Pacciardi è ancora più grave, poichè egli non si è li1nitato ad esprimere il suo punto di vista, giusto o sbagliato che fosse, nelle sedi competenti, ma ha tentato anche d~ far valere tali sue opinioni in niodo tale da mettere sistematicamente in difficoltà quei suoi amici che per deliberazione congressuale rappresentano l'intero partito nella loro azione politica. A che serve, d:unque, l'accenno veramente di cattivo gusto, che l'on. Pacciardi ha creduto di poter fare alle sue vicende in periodo fascista? Non ha riflettuto, forse, l'on. Pacciardi che, richiamando qiiella sua esperienza, egli avrebbe posto qualsiasi osservatore spregiudicato innanzi ad un contrasto veramente singolare tra il suo passato di democratico e il suo presente di violatore delle regole del gioco 1 democratico? L'on. Pacciardi ha il merito e il torto insieme di niilitare in un piccolo e glorioso partito: in un partito che ha pochi deputati, una base di iscritti ristretta, ma che conta una grande tradizione di libertà e di attaccamento alla causa della de1nocrazia; in un partito la cui funzione di cc guida» - ci sia consentito dire - dell'opinione 92 Bibliotecaginobianco
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