Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

ne hanno ampiamente riferito - che molte riunioni sono state tenute, a partire dal giorno 14, dal Consiglio di amministrazione, presente il commissario Correra, per decidere sul da farsi. Si suppone che della questione siano state interessate anche le au-torità romane dello spettacolo. Correva infatti voce che le pressioni della Curia non si erano fermate alle soglie di Palazzo San Giacomo, ma si erano indirizzate più in alto, dove vengono decisi i sussidi 1da dare ai teatri lirici italiani. Noi non sappiamo se tutto ciò è vero: sappiamo però che le autorità romane sono state interessate alla questione dall'addetto culturale dell'Ambasciata francese, a cui la Tcherina, cittadina francese, si è rivolta perchè fosse tutelata la propria dignità di artista. Se di ciò, oltre che degli interessi morali e materiali del teatro, non hanno potuto tener conto i dirigenti del San Carlo, che pure erano partiti con le migliori intenzioni, è segno che l'ostacolo che si è parato loro dinanzi è parso insormontabile. Noi non crediamo che tanti valentuom.ini, come i membri del Consiglio di amministrazione del San Carlo, possano aver deciso con leggerezza di degradare, come essi hanno fatto, uno spettacolo che si annunciava eccezionale, ricorrendo alla soluzione della rappresentazione parziale sotto forma di cc oratorio » e buttando allegra1nente dalla finestra le molte diecine di milidni spese per l' allesti1nento e le molte altre decine di milioni che certamente il teatro dovrà sborsare per risarcire dei danni morali e materiali gli artisti così gratuitamente e incivilmente offesi. Se la decisione del 16 aprile è stata presa, come dice il comunicato, all'unanimità dei presenti (risultavano asse,nti perchè malati l'editore Ricciardi e il conte Leo-netti), questi hanno il dovere di dare itna spiegazione all'opinione pubblica, perchè essa possa giudicare non soltanto del loro operato, ma dell'atmosfera in cui una tale decisione è stata presa. Perchè oggi non è tanto importante giudicare della decisione del Consiglio di amministrazione del Teatro San Carlo e del Prefetto Correra, decisione assurda sotto tutti i punti di vista (un elementare dovere di coerenza imporrebbe che un Consiglio di amrninistrazione che ha dovuto rimangiarsi tutti i suoi precedenti impegni non rimanga un?ora di più al suo posto; invece non ci risulta che ci siano stati altri dimissionari oltre l'editore Ricciardi; non ci risulta che abbiano protestato, per fare dei nomi, l'ing. Giuseppe Cenzato, il prof. Vincenzo Maria Palm-ieri, l'avv. Mattia Limongelli, i quali haruno sottoscritto l'incredibile decisione), ma dello stato dei rapporti tra autorità dello· Stato e gerarchie ecclesiastiche. L'autorità e l'autonomia dello Stato escono mortificate da tutta questa vicenda: ed esce irreparabilmente compromesso il prestigio di itn teatro che ha un patrimonio di benemerenze artistiche acquisite nella sua lunga storia e 1nai offuscato nemmeno nei tempi più servili, ·una tradizione di libertà di espressione artistica (in bose alla quale soltanto si giustificano peraltro le discusse sovvenzioni agli 0nti lirici). Ha scritto giustamente la cc Stanipa » di Torino, commentando la vicenda, che esiste nell'episodio un aspetto d/i importanza fondarnentale che supera cc qualsiasi possibile giudizio estetico e la valutazione dell'opera in se stessa ... È contrario alla piiì elementare concezione dello Stato laico, che le autorità civili intervengano con zelo indiscriminato, a dar man forte alle decisioni. dell'autorità ecclesiastica, strettarnente confessionali, e che soltanto 88 Bibliotecaginobianco

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