ressi popolari.· la carica di questo 1nito sta tutta nella funzione negativ_a che esso svolge carne elemento di disturbo e di freno alla politica della maggioranza de1riocristiana. La rinuncia della D. C. ad operare conseguentemente le proprie scelte politiche per il timore di non scon.tentare la destra clericale, potrebbe insomma alla lunga richiedere un costo maggiore cli quello che deriverebbe dalla minacciata rottura della cosiddetta un,ità dei cattolici. Del resto, una volta che la D.C. avesse fatto scelte definitive, conformi alla sua tradizione e alla sua vocazione democratica, il pericolo di una scissione della destra democristiana o rientrerebbe o si rivelerebbe - quantitativamente e qualitativamente - assai meno grave di quanto non sembri a taluni osservatori quando un Evangelisti o un'agenzia «Dies>>minacciano e ricattano. È già accaduto, del resto, in più di un'occasione che qualche migliaio di voti e q1,alche deputato meridionale della D.C. siano emigrati a destra; ed è accaduto tutte le volte che la D.C. ha imboccato la strada delle rifornie. Ma la perdita temporanea di qualche frangia è stata largamente compensata dal prestigio e dai meriti che la D.C. ha acqu,isito in quelle occasioni, anche e proprio sul piano della « lotta al co1nitnismo ». Questo discorso sulle minacce e sui ricatti della destra democristiana va fatto e va portato avanti dagli anibienti responsabili della D.C., soprattutto ora che la crisi di governo è diven.tata la crisi del partito, e la rinuncia di Fanfani a formare il governo di centro-sinistra ha niesso in luce lo stato di paralisi e di confusione che regna nelle file democristiane, dove non c'è più legge o disciplina che tenga e i « franchi tiratori » di ieri si sono camuffati da cc obiettori di coscienza » . Questo discorso va fatto senza infingimenti e senza debolezze, se s-i vuole evitare che le forze di cui si deplorava che possano esercitare tanta pressione sulla D.C. riescano a far ririviare ancora una volta una scelta a cui il partito non può però sottrarsi a lungo. Gli cc obiettori di coscienza» irnbaldanziti dal s11ccessoparleranno ancora - è facile prevederlo - di unità dei cattolici minata daì rapporti fra de1nocristiani e socialisti, e in no1ne di questa unità vorranno sopraffare e umiliare la volontà della 1naggiorariza de·mocristiana; spetta a quest'ultima non prestarsi al gioco, ricondurre il discorso e la lotta sul piano della normalità democratica e delle scelte politiche, reagire cioè senza lasciarsi impressionare dal costo della tanta minacciata rottura della cosiddetta unità dei cattolici, che forse i dirigenti democristiani hanno finora trop- ·po sopravvalutato. 7 Bibiiotecaginobianco
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