Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

articolata in un certo numero· di situazioni sociali e quindi scolastiche diverse l'una dall'altra. I vecchi centri urbani, simili un tempo tra loro, hanno assunto ciascuno una propria caratterizzazione e dinamica. I nuovi centri sorti o vicini a sorgere per effetto dello sviluppo industriale sono e saranno dominati da'i processi dell'immigrazicne e dell'aggiustamento delle popolazioni alle nuove circostanze. Le stesse comunità agricole, destinate a restar tali anche in avvenire, present~ranno differenze ogni giorno più accentuate, tanto che già oggi ne è possibile una grossolana tripartizione tra quelle suscettibili di intensi sviluppi agricoli e commerciali; quelle non ricche, eppur capaci di un certo· sviluppo ed equilibrio produttivo, e quelle povere, il cui precario equilibrio è ormai definitivamente rotto e la cuj situazione è sempre più dominata dagli sviluppi di un massiccio esodo rurale. Non credo di arriscl1iarmi troppo fuori del campo delJa mia competenza: se affermo che la dottrina pedagogica moderna insegna essere il processo educativo tanto più efficace quanto più aderente all'esperienza e ai bisogni degli alunni, ossia quanto più profondamente inserito nella realtà culturale e sociale delle comunità nelle quali si attua. Se ciò ovviamente non può significare che la sostanza degli insegnamenti e i fondamentali indirizzi metodologici debbano essere diversi da caso a caso, equivale tuttavia a dire che occorre uno sforzo sistematico per adattarli alle concrete circostanze e per inserire nel processo educativo le specifiche esperienze e gli specifici interessi e bisogni degli alunni. Questa: considerazione di ordine generale deve essere, a mio avviso, attentamente tenuta da conto. Entro i limiti ora indicati, a situazioni diverse bisogna venire incontro con scuole diverse, ossia con scuole i cui programmi, i cui metodi, i cui maestri siano concretamente adattati è preparati ad affrontare le esigenze di popolazioni diverse. Ora questo processo di adattamento non può essere, a mio avviso, lasciato all'intuito, alla sensibilità, alla buona volontà dei singoli insegnanti, ma deve essere affrontato in modo sistematico, scegliendo e preparando i maestri con riferimento specifico alle situazioni in cui debbono operare, studiando metodi d'insegnamento, testi da usare, accorgimenti da seguire con altrettanto specifico riferimento alle situazioni economico-sociali nelle quali la scuola opera. A una' politica scolastica sostanzialmente indifferenziata, occorre cioè sostituire una politica scolastica esplicitamente differenziata. . Questo che ora si è detto vale per la scuola eleme11tare dei primi anni, ma ancor più per la scuola· dell'obbligo dagli 11 ai 14 anni e per 79 Bibi·otecag inobianco '

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