definita dal lungo inipegno con, cui il partito sin dai tenipi di De G~- speri, e sulla via tracciata da q·uest'ultimo, ha ritenuto suo compito primario di contribuire all'edificazione dello Stato democratico e alla soluzione dei problerrii della società italiana. La D.C. si è venuta pertanto caratterizzando berisì corne un partito di cattolici, ma di cattolici democratici; da De Gasperi a Fanfani ha cessato di essere una federazione di clieritele e di seziorii e di gruppi di iriteresse ed è diventata un fatto moderno; la federazione elettorale de-i cattolici del 1946 è diventata il partito dei cattolici de,mocratici del 1959 e del 1960, degli anni cioè che hanno visto Moro, a Firenze, vincere il congresso su di ·una piattaforma « antifascista, democratica e popolare», e Fanfarii chiamato a dar corpo, col governo di centro-sinistra, alla scelta implicitarnente operata dal JJartito approvando la piattaforma proposta da Moro. Ora non è lecito ignorare la realtà del partito, la sua fisionomia, il suo patrimonio ideologico; non è lecito alle minoranze sottrarsi alla disciplina di partito, ·non rispettare le regole clel gioco democratico. Il disa• gio attuale del partito di 1naggioranza lia origine dal fatto che si è formata una fazione interna, i cui collegamenti con le forze della destra econo1nica e a11,tidemocratica sono evidenti, e questa f aziorie, - 1nentre non si muove sul piano ideologico del partito, pretende di presicliarne l'organizzazione e di piegarla a ubbidienze estranee. Ove quindi la D.C. conti-nuasse a rnostrarsi arrendevole di fronte ai disegni di questa fazione, verrebbe 11ie1iola funzione stessa di un partito democristiano; la sua organizzazione verrebbe prima o poi riassorbita entro un indiscrirninato blocco d'ordine, arcaico, illiberale. Porre così il proble·ma significa già porre, a nostro avviso, la questio·ne dell'opportunità o 1ne110dell'·uriità politica dei cattolici. E che si tratti di una questione ben chiara alla coscienza di esponenti qualificati del mondo cattolico e denzocristiano prova quanto Bartolo Ciccardini ha scritto rece11temente su « Il Punto )) : « L'unità dei cattolici è possibile solo su basi democratiche cristiane. È cioè convenierite pagare il prezzo che l'unità dei cattolici in politica comporta, se questo prezzo serve ad edificare una società democratica, senza privilegi e senza disordini. Se questo non è il compito storico che ci si propone, se esso deve essere sostituito dalla pura conservazione dello stato esistente, tanto converrebbe che i cattolici militassero in tutti i partiti, salvo restando la loro lealtà di fronte ai fondamentali principi della morale cattolica. Oggi sempre più spesso si pensa clie sianio alla vigilia della rottu,ra dell'unità dei cattolici, perchè di fatto essa no1i riesce a · garan,tire lo sviluppo della società de1nocratica. La D.C. è oggi alialtez5 Bibliotecaginobianco \
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