Gran parte degli aiuti delln Stato (e di molte Provincie e Comuni) vanno ad organizzazioni ed enti confessionali, nel tentativo di favorire anche in questo campo il monopolio cattolico. Quale sia il loro co11tributo alla cultura popolare è risaputo. Gli innumerevoli circoli par-· rocchiali o dell'AC, o delle cento altre organizzazioni confessionali, sono instancabili nell'organizzare gite alpinistiche, gare di boccie, pellegrinaggi, serate di << Musichiere » e di cc Campanile Sera » : per la cultura, e sia pure per una faticata cultura cattolica, non rimane posto. Le 5.000 sale cinematografiche parrocchiali svolgono una normale attività corrimerciale, prevalentemente a base di films pessimi e perciò immorali: nei rari casi in cui si discute dei films dopo la proiezione, i dibattiti quasi sempre si svolgono secondo la cc linea Lonero ». Le filodrammatiche parrocchiali, con i loro squallidi testi e la morbosa separazione dei sessi, sono una delle più malinconiche pagine della vita di provincia. L'editoria cattolica, salvo qualche eccezione, e nonostante i grandi sforzi organizzativi, è viziata da impostazioni propagandistiche e pedagogiche che le tolgono praticamente ogni valore culturale. I...e biblioteche parrocchiali restano ancorate a cc Le mie prigioni », a « La vita di Don Bosco » e, quelle più moderne, a « La conquista del K2 » e a « Ho scelto la libertà » ( ma talvolta fanno calcoli più sottili, come quella parrocchia milanese del centro, affidata al solito prete motociclista, che cerca di attirare lettori con libri ·piccanti e scadentissimi come « Peyton Place »). Esistono circoli di u11 certo livello per élites:- ma quando si tratta di uomini comuni - non parliamo di donne - allora la cultura viene bandita come pericolosa, conturbante, maligna. Così lo Stato, dando denaro ad organizzazioni che ne posseggono già a sufficienza per conto loro, e che non hanno alcuna q11alifìca per essere c_onsiderate strumenti di diffusione della cultura, assesta un duplice colpo all'educazione degli adulti: perchè da un lato commette una grave omissione, e dall'altro compie uno sforzo unicamente per rendere più potenti organizzazioni che possono esercitare un'influenza ideologica e politica di parte sul pubblico più sprovveduto. Teoricamente potrebbe svolgere un'11tile attività nel campo della cultura popolare l'EN AL, col suo milione e mezzo di iscritti e le sue 10.000 sedi. Ma come tutti sanno l'ENAL si occupa esclusivamente di ricreazione nel senso più sb~etto della parola, e se ne occupa anche male. Per di più i suoi locali si trovano in genere all'interno delle aziende, e perciò i circoli vivono nel clima e alle condizioni imposti dal padronato. Le aziende, salvo poche eccezioni - tra cui, primeggiante, il Centro Culturale Olivetti, e il Circolo Pirelli - se ne infischiano dell'elevamento del livello culturale dei lavoratori e delle loro famiglie, e semmai investono centinaia di milioni nelle squadre di calcio, che oltre tutto hanno un'utilità pubblicitaria. La sola organizzazione che persegua programmaticamente una seria politica della cultura popolare è la già citata Unione Italiana della Cultura Popolare, fondata nel 1906. Ne fanno parte 42 enti. Alcuni sono antichi sodalizi lombardi, come l'Umanitaria, l'Associazione Mazziniana 65 Bibliotecaginobianco
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