Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

gravità del problema. Nei Paesi progrediti l'obbligo scolastico - e il corrispondente impegno dello Stato - è stato già portato da un pezzo ai 16 o ai 18 anni, ed effettivamente applicato, e in Inghilterra si discute di portarlo ai 21 (vedi il numero 64 di cc Nord e Sud», L'uomo comune, pag. 18 e segg. ), mentre da noi, ricorda « l'Avanti! » del 26 marzo, 18 bambini su 100 no11arrivano tuttora alla licenza elementare, e 84 ragazzi su 100 non riescono a conseguire la licenza di scuola media inferiore, ossia a frequentare la scuola dell'obbligo, o comunque a portarla a compimento. Nella nostra scuola si riflettono puntualmente gli squilibri e le ingit1stizie di un paese dominato da interessi e pregiudizi di classe, e perciò assai poco sensibile agli ideali di una democrazia moderna, dinamica, moralmente e culturalmente viva. Ma la stessa insufficienza si riscontra nel campo, conseguentemente immenso, dell'educazione degli adulti. Qui, intanto, una parte delle scarse energie è fatalmente assorbita dal primo e più grave compito ereditato dalla scuola : il recupero degli analfabeti. Lo sforzo dello Stato in questo settore - e in quello, immediatamente attiguo, della qualificazione professionale della manodopera - è piccolo, mentre quello compiuto, con pochi mezzi e ammirevole dedizione, da orga11izzazioni non statali come la benemerita Unione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo, è grande, ma non è sufficiente a risolvere il problema. Il Congresso di Roma dell'UNLA ha rivelato, cifre alla mano, che la questione dell'analfal)etismo - pure là dove è più grave per la società, ossia tra i giovani e gli adulti sotto i 40 anni - ha tuttora proporzioni e portata sconsolanti. Procedere come se sj trattasse di un problema di ordinaria amministrazione è assurdo: eppure questo è l'indirizzo che continuano a seguire i poteri pubblici competenti, in un'Europa e in un mondo in continuo progresso sociale e tecnico. Tutto ciò condiziona seriamente gli sforzi per assolvere quello che è il compito più gent1ino dell'educazione degli adulti, cioè l'offerta di strumenti e occasioni capaci di stimolare l'autoeducazione e l'arriccl1imento intellettuale e civile di tutti coloro che non hanno mai avuto vere possibilità di contatto con la cultura. Anzitutto, le istitt1zioni tradizionali più potenti e autorevoli sono ben lontane dall'impegnarsi come potrebbero in questo can1po. Si prendano le Università. L'edt1cazione degli adulti,· certamente, non figura tra i loro compiti originari e primari. Il Testo Unico del 1933 per l'Istruzione Superiore dichiara che questa « ha per fine di promuovere -il progresso della scie,nza, e di fornire la cultura scientifica necessaria per l'esercizio degli uffici e delle professioni ». Ma da allora molte cose sono cambiate nella nostra società. L'idea che le università nossano ~ svolgere, a lato dei loro compiti principali, una funzione di diffusione della scienza e della cultura tra gli t1omini cc comuni», tra i non intellettuali, è perfettamente congeniale all'ispirazione democratica della Costituzione. Però è un'idea che finora è stata accolta con indifferenza, e talora con ostilità, dal nostro mondo. accademico. Il timore di un 61 Bibliotecaginobianco .... ..

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