Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

assistito al dibattimento che si sta svolgendo dinanzi alle Assise di Santa Maria, si è già formata la convinzione che la mafia è ancora oggi una realtà concreta, legata agli interessi di determinati ceti ed organizzata come t1n tempo per conse11tire al ricco di impedire ai poveri di organizzarsi al fine di far valere i loro diritti e poter sperare in un domani migliore. La prima colpa di Salvatore Carnevale agli occhi di coloro cl1e lo fecero abbattere a colpi di « ll1para » fu quella di essersi battuto perchè fossero applicate le leggi cl1e rendevano operante la riforma agraria. Poi il giovane osò insorgere contro la n1ancata osservanza degli orari contrattuali da parte dei padroni delle cave 11elle quali lavoravano i braccianti di Sciarra. Ed allora, per farlo smettere, si ricorse alle minacce e poi alle lusinghe, alle promesse corruttrjci, ed infine di nt1ovo alle minacce. Poichè tutto questo 11011servì a niente, lo uccisero. Ed allora la madre di Carnevale, co1ne è noto, corse a gridare i nomi di coloro che ella riteneva le avessero ucciso il figlio, di coloro che oggi seggono sul banco degli. impt1tati nella corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. Non si può prevedere come finirà questo processo perchè i difensori dei quattro _imputati sono qt1asi tutti illustri avvocati e perchè, come accadde per la cc camorra >> alle Assise di Napoli l'anno scorso, il volto della mafia è stato intravisto durante l'istruttoria dibattimentale conclusasi a Santa Maria Capua Vetere, ma 110n è stato smascherato. Antonia Seria, la madre di Carnevale, l1a rinnovato dinanzi alla Corte le sue accuse. Ma solo alcuni degli innt1merevoli testi escl1ssi sono apparsi sinceri. I più l1anno preferito tacere o hanno mentito, rivelando che il processo ha una protagonista j11visibile ed onnipresente: la paura, la stessa paura che tenne chiuse le boccl1e di qt1asi tutti i testimoni al processo ·della camorra. Nell'at1la di Sa11ta Maria Capt1a Vetere appare chiaro cl1e il mondo a cui appartengono i testi e gli imputati è dominato dalla pat1ra. Tranne una o due eccezioni, hanno dimostrato di avere paura a11che coloro che furono difesi da Salvatore Carnevale, e forse proprio perchè ricordavano qt1ello che a lt1i costò il coraggio. Finora tale paura è stata la sola realtà incontrovertibile del processo, una realtà inquietante, soprattutto perchè c'era un'altra paura che i testi mendaci o reticenti avrebbero dovuto avere e non hanno avuto: la paura della legge che poteva colpirli perchè nascondevano o travisavano la verità. Durante t1na delle prime udienze del processo, il Preside11te della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere fece ad un certo punto una dichiarazione che suscitò un certo stupore: « Non facciamo que- ·stioni di riforma agraria. Qui si deve parlare delle imputazioni e vedere se quei quattro ha11no commesso i fatti, i reatj ... Lasciate stare la riforma agraria ...N011ci interessa » . Furono più che altro battute polemiche. ii magistrato intendeva dire che non era giunto ancora il momento di 1Jarlare della riforma agraria. Difatti in seguito ha lasciato cl1e se ne parlasse. E come poteva non parlarsene se, come si è detto Carnevale si trovò di fronte alle ' . 58 Bibliotecaginobianco

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