Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

ha sostituito la politica della città come organismo, le più responsabili iniziative sono state accantonate come assurdità avveniristiche. Così la soluzione decentrata attraverso la creazione di nuclei satelliti autosufficienti è stata sistematicamente respinta ogni volta che è stata proposta, dal ,46 ad oggi; e nulla è stato fatto dall'Amministrazione comunale neppure per favorirla almeno in parte, perchè essa avrebbe significato la diminuzione del valore dei suoli del centro ed avrebbe richiesto sforzi organizzativi che non si è creduto opportuno di affrontare. Nè la situazione appare oggettivamente mutata, dal momento cl1e l'accettazione di tale sistema aperto del nuovo piano regolatore del 1958 è del tutto fittizia (come è stato dimostrato dalle osservazioni mosse al programma dalla sezione campana dell'I.N.U.), perchè mai si otterrà un decentramento senza un deciso blocco della espansione a macchia d'olio e senza una precisa regolamentazione dell'edilizia di sostituzione. Il risultato della politica edilizia, che è stata svolta in luogo della politica urbanistica - che è la politica delle scelte - è dunque il caos prese11te, di cui sono noti i maggiori inconve11ienti, connessi con la mancanza di sufficienti attrezzature (dalla strada alla sc11ola, dagli ospedali ai giardini, etc.) o, nel migliore dei casi, con la errata ubicazione di esse nel contesto urbano. Riportandoci dunque all'attt1alità, constatiamo che Comune e Sopriintendenza ai mont1menti erano assenti dal Convegno di villa Pignatelli. Perchè mai? La stampa al completo, gli architetti più attivi e culturalmente impegnati, alct1ni docenti dell'Università (in verità troppo pochi!), personalità del mondo della cultura: nessun rappresentante dell'amministrazione pl1bblica e dell'organo di difesa della scena urbana. È proprio in questo se11so, che, deplorata la inspiegabile assenza, dobbiamo concludere che, finchè ri1narrà tale disso~iazione tra cultt1ra e burocrazia, le nostre battaglie saranno più facili, ma meno proficue; e mentre sorridendo i costruttori potranno dichiararsi soddisfatti degli sfoghi degli uomini di cultura, considerando così tale ricorrente fenomeno come una nat11rale ed inevitabile eruzione, che tuttavia non fa alcun danno e alla quale seguirà un periodo di relativa calma e tranquillità, rimarrà aperto un iato tra il pensiero e l'azione concreta. Lo si deve colmare: se gli sforzi di « Italia nostra », come ci auguriamo, contin11eranno e cresceranno di ritmo e d'intensità, essi non devono essere rivolti tanto a convincere noi stessi, gli amici e gli avversari immediati, nel nostro prossimo intorno ed al nostro stesso livello, delle idee per le quali ci battiamo; ma essi devono piuttosto essere orientati ad allargare la base, per una assai più ampia diffusione della coscienza urbanistica, per trovare il perduto collegamento tra intellettuale e pubblico. La proposta relativa alla RAI-TV è una strada da battere; e tutte le altre possibili dovranno essere tentate. Anche la recente iniziativa di Bruno Zevi di costitt1ire un Istituto nazionale di architettura, in cui produttori e consumatori di architettura, operatori economici e tecnici, poUtici e burocrati trovino il loro luogo d'incontro, sembra ricca di 56 Bibiiotecaginobianco

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