il nuovo paesaggio urbano, cioè i nuovi ambienti per la vita nostra e delle generazioni future, troppo spesso sono lontani dal sentirsi pienamente responsabili delle loro stesse opere, e tentano continuamente di rifugiarsi in posizioni di attesa e di comodo. Occorre qui evitare (anche se ciò può implicare evidenti pericoli) di parlare di forme estetiche, che risultano in questi casi epidermiche e velleitarie, per esaminare invece i risultati raggiunti nella nuova edilizia dal punto di vista delle possibilità di vita. La più evidente conferma di quanto scriviamo è 110n soltanto nella scarsa partecipazione dei professionisti architetti, e soprat- · tutto dei docenti, alle riunioni di cultura, quasi che non si trattasse di aspetti diversi del medesimo unitario problema di fondo, ma anche nell'esame dele opere edilizie realizzate, che anche nei casi migliori, generano notevoli perplessità proprio nei riguardi della convivenza e della buona abitabilità. A tal proposito sarebbe sufficiente aggiungere che, volendo tentare 11na storia dell'architettt1ra moderna a Napoli - intendendo, con tale abusato aggettivo, l'arcl1itettura della nuova civiltà i11dustriale, e per lo meno quella dell'ultimo cinquantennio, - Napoli si troverebbe priva di esempi degni di essere citati, salvo le pochissime opere del tutto eccezionali ( cc Olivetti» a Pozzuoli): la cc letteratura architettonica », la dignitosa e diffusa edilizia che ancora fino ad un secolo fa caratterizzava gli an1bienti urbani napoleta11i, è sostituita dalle volgari e brutali confezionj speculative della produzione più .recente, dai nuovi rapporti imposti ad t1n paesaggio di cui si è voluto ignorare ogni suggestione. Il discorso lega qui le responsabilità dei tecnici a quelle degli operatori economici, facendosi più complesso, perchè dobbiamo riconoscere che anche quando - e ciò è pur avvenuto qualche volta - i primi hanno fatto ogni sforzo per determinare la impostazione t1rbanistica dei temi edilizi, nel tentativo di ottenere una n1igliore convivenza in una città riorganizzata armonicamente attraverso il piano, i secondi hanno dato manifesti segni di indifferenza, ignorando l'impulso morale ed il senso di responsabilità di vita associata cl1e era alla base di quelle esigenze revisionisticl1e rispetto ai rapporti fra edilizia e urbanistica. A loro scusante, in verità troppo lieve, rimane la non disponibilità di aree attrezzate ad opera della amministrazione comunale, il che ha indubbiamente costituito uno dei 1naggiori ostacoli per una efficiente politica urbanistica, soprattutto per l'applicazione di un indirizzo di decentramento e decompressione nell'espansione del1' area cittadina. Si introduce a questo punto il terzo personaggio che agisce sulla scena edilizia urbana, che, poi, è forse il primo, perchè rappresenta il potere costituito: l'atteggiamento delle Autorità amministrative di fronte ai temi urbanistici da ci11quant'anni a questa parte, per un malinteso senso di autonomia negatrice di ogni collaborazione e per una eccessiva tutela dell'interesse privato rispetto a qt1ello pubblico, ha _provocato effetti assai dannosi per la città. I piani studiati dai tecnici sono rimasti inoperanti pezzi di carta, la politica del caso per caso 55 Bibliotecaginobianco ...
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