• certa demagogia cui si sono lasciati andare gli amministratori. D'altro canto, questo problema, pur essendo stato dibattuto e discusso, e pur essendo stati molti coloro che ne hanno affermato l'importanza, reclamandone una sollecita soluzione, non lo si è affrontato mai con decisione e coraggio., in modo da rendere definitiva e attiva la sjstemazione finanziaria dei Comuni e delle Province . È forse un destino dei problemi più urgenti del nostro paese dj essere differiti nel tempo o risolti solo in minima parte! E così da anni si discute del problema meridionale, da anni di quello agrario, da anni ancora di quello delle finanze locali. Qt1est'ultimo poi si è trovato al centro di una discussione chiaramente politica, tra i fautori, cioè, e g-li avversari delle at1tonomie locali, tra coloro che desiderano decentrare i noteri dello Stato, accordando ai ,Comuni e alle Province, e più tardi alle Regioni.. semnre maggiori poteri, e coloro che invece ,,olevano rafforzare, anche nel sistema finanziario e ammjnistrativo, l'a11torità dello Stato. E tutte le volte q11indi cl1e in Parlamento esso ft1 a-ffrontato, ne venne f11ori. come al solito, un compromesso fra le opnoste idee; e mentre onalche volta si riusciva a dare ai comuni maggiori poteri autonomi. dall'altro canto si addossavano a essi m~ggiori oneri finanzjarii. Questa ·situazione finiva per risultare assai pesante per i Comuni stessL che dovendo in ogni caso cercare di far q11adrare i loro bjlanci, si vedevano co5tretti a rendere semnre più vessatorj e iniat1i i loro sistemi di imposizione fiscale, basandoli sonrattutto su11e imooste di consumo. I oroQ'etti di riordinamento delle finanze locali si sono co<;~succed1.1tigli uni agli altri, senza che mai si sia oott1to dire che essi abbiano raggiunto lo scopo; e il conflitto di interessi tra Stato e Comuni si è sempre manifestato in occasione delle discussioni parlamentari sl1l riordinamento della finanza locale. In verità, lo Stato italiano è stato sempre conservatore~ e i Comt1ni invece ( anche grazie all'avvento di amministrazioni socialiste, ai primi del secolo) hanno sempre patrocinato soluzioni più avanzate. Ne derivava., q11indi., specjalmente prima del fascismo, che i Comuni, assente lo Stato nella soluzione dei più pressanti problemi sociali., si assumessero essi la soluzione di detti problemi: se si facesse, infatti, la storia delle attività assistenziali e ospedaliere nel nostro Paese, si vedrebbe subito che solo i Comuni li affrontarono con ampie e moderne vedute. Lo .Stato era più che assente, specie se trattavasi dei gran-di Comuni del Nord, retti da Amministrazioni di sinistra e nei auali i problemj sociali venivano impostati con molta serietà, a11che se bisognava affrontare rilevanti difficoltà finanziarie (per i Comuni del nostro Sud, in,,ero, tali problemi non erano posti neanche all'ordine del giorno; per tanti motivi, s-0prattutto storici: si pensi, ad esempio, alla tradizione di a11tonomia dei" comuni del Nord). . In quei comuni quindi le scuole, gli ospedali, gli ambulatori crescevano, così come le Fondazio11i di Beneficenza, e si può qui ricordare la grande attività delle cosiddette Congreghe di Carità (attua!- 48 Bibiiotecaginobianco
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