Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

Wright e Morgan Russel; e la ristretta scelta di due o tre opere per artista, talora di differente periodo, anche i mutamenti di linguaggio e la naturale evoluzione appaiono bruschi e imprevedibili - la mostra , resta importante, specialmente per il Mezzogiorno. Nell'awicinare il pubblico alle molteplici stratificazioni linguistich~ e alla varia proble1natica dell'arte moderna, si determina quello choc necessario alla sua comprensione; e il fatto curioso sta nell'arrivo a Napoli dell'ultima ondata della pittura moderna (l'arte, cioè, di un'America influenzata dalla cultura europea) mentre nella 1nedesima città sono ancora sconosciuti alla maggioranza impressionismo e fauvismo, cubismo ed espressionismo. Già questo è un paradosso significativo della frammentaria cultura meridio-nale: l'arte moderna non viene proposta al pubblico dai suoi padri fondatori, bensì dalle ultime leve: i nipoti d'America. La ricerca della pittura americana è rappresentata - non diversam.ente che in Europa - dalla necessità di inserire il common man nella nuova prospettiva: il mondo allargato, stratificato, soprattutto labirintico della vita moderna, in cui « tutto » l'uomo viene posto in discussione, e la natura stessa revocata nel dubbio più assoluto. Ma in confronto alla situazione europea, quella americana presenta caratteristich.e proprie: in primo luogo, l'assenza di una radicata e profonda tradizione; secondariamente, l'urgenza di chiedersi, in un momento particolare della loro storia politico-sociale, che cosa sia l'America, quale co11dizione esprima, e quali prospettive comporti. Finito il periodo pionieristico, nel lasso di tempo rappresentato dalla mostra, si intende dunque questo sforzo del « prender coscienza » di sè m.edesimi; ma più in là, nelle ultime propaggini dell'arte americana, già la condizio•ne cc nazionale » diventa meno isolata, e si avverte un convergere verso le sortì dell'arte mondiale, nell'interrogativo sull'uomo e sulla società, che tra·- scende le limitazioni particolaristiche o locali. Nella brevità concessaci dalla sede non specialistica, cercheremo di illustrare e di porre nella dinamica loro propria, alcune tra le tendenze e gli artisti che ci paiono più importanti. Prima di tutto dovrà porsi in luce quello che sembra ess•ere il problema-chiave di tutto il fare artistico degli americani. Il problema della realtà, la realtà visibile e vissuta dalla maggior parte dei cittadini, la realtà che è il primo stimolo del rappresentare. Così vedremo Hopper definirla nella sua esteriorità - una finestra d'hotel, un interno newyorkese - attraverso simboli di accettazione acritica ovvero criticamente rasseg11ata: il banale viene mostrato, ma senza dame compiuta coscienza. Così, non diversamente, Scheeler, pur cercando nel visibile il valore prettamente simbolico, e identificando nell'imperio delle macchine uno dei fatti fondamentali del1' età moderna, non riesce a svincolarsi dalle cose che rappresenta, sia cl1e usi di una tecnica quasi fotografica, sia che si avvalga di compen-etrazioni plastico-luministiche di origine futurista, assorbite probabilmente attraverso la lezione di Feininger. Il problema dela realtà ritorna in Reginad March che, nei limiti di 43 Bibiiotecaginobianco

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