Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

aver sottolineato che il problema dei rapporti tra lingua comune e dialetti è, prima e più che letterario, un problema sociale, oltrechè naturalme nte linguistico. Il processo certamente in atto è quello dell'assunzione dell a lingua comune, un tempo a base toscana e oggi sempre più a base romana, da parte di strati sempre più larghi di popolazione: e non potrebbe essere al trimenti, non fosse altro che per imponenti fenomeni di migrazione interna che, sul piano linguistico, portano a un riequilibrarsi dei vari dialetti intorno al la lingua comune italiana, e per la diffusione dei mezzi di informazione di massa che stanno realizzando quell'unificazione, sia pure nella mediocrità, che ]a scuola elementare, del resto non meno mediocre, non è riuscita in un secolo a realizzare. Dovunque si compia una inchiesta linguistica, ci si avvede che il vecchio patrimonio dialettale è in via di sfaldamento: specialmente nel lessico sono sempre più comuni i vocaboli di lingua soltanto foneti camente adattati alle cadenze dialettali. Ma di tutto ciò, e dei molti altri probleini intelligentemente toccati da Pomilio, si vorrebbe più ampiamente d iscutere. Una seconda rivista ha cominciato a pubblicare Pironti ed è cc Tempo di letteratura », diretta da Nullo Minissi. Dalla presentazione, ci si aspetterebbe una interessante rivista orientata prevalentemente in senso critico e storico, più che una rivista che faccia da palestra letteraria per gio vani. I-'a presentazione insiste sulla gravità della crisi che travaglia l'Europa, non più centro della cu]tura internazionale, ma parte del mondo pari alle alt re, e sul bisogno di vedere chiaro in questa crisi attraverso l'analisi dei probl emi letterari, poichè cc i problemi sociali sono problemi di coscienza e la letteratura è l'elemento più importante nella formazione della coscienza ». Da una presentazione del genere sarebbe lecito attendersi una rivista impegnata essenzialmente in analisi critiche e storiche. Risultano perciò un po' sorp rendenti i racconti, in verità piacevoli, di Angela Giannitrapani e Dacia Ma raini, di Bona viri e Addamo, e le tre poesie di Norcia e Petroselli: in che sen so queste e quelli contribuiscono a cc cogliere in concreto gli orientamenti letterari del dopoguerra dal punto di vista della crisi della ' Europa' »? Più in linea con le intenzioni della rivista, e di notevole livello, sono gli scritti critici. In particolare è da segnalare il saggio di Maciej Zurowski . Il fu.tnrismo e la storia della letteratura, che testimonia del rinnovarsi dell' attenzione intorno al futurismo e che insiste sul fatto « che la storia dell'arte e della letteratura del ventesimo secolo ha troppo trascurato il contributo italiano all'elaborazione dell'estetica moderna ». Non sembra del tutto convincente nel saggio la distinzione tra un futurismo deteriore, marinett iano, il futurismo del passo di corsa, del salto mortale, dello schiaffo e del pug no, che avrebbe dato origine al fascismo, e un futurismo migliore, che riu sciva a diventare tale ogni qual volta si liberava della tutela di Marinetti, e si dedicava a rilevare ciò che credeva essere l'essenza dell'arte moderna, for temente condizionata dalla scienza e dal macchinismo. Indubbiamente il futurismo non si lascia costringere per intero negli schemi del movimento vacu amente attivis_tico: è però anche vero che la biografia non solo di Marinetti, ma di 125 Bibliotecaginobianco

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