esalta, poi, nell'ambiente inglese sir Christopher Wron per la cattedrale di S. Paolo e per le chiese della City. Ma della complessa personalità di quest'ultimo, che arrivò all'architettura dopo esperienze nel campo scientifico e matematico, ritroviamo nel Pevsner una valutazione positiva a nostro giudizio eccessiva, e non esente dal pregiudizio nazionalistico: poichè, se è vero che nelle sue opere non manca una certa eclettica spregiudicatezza, è anche vero che esse rappresentano fredde composizioni nel corrente vocabolario classicistico. Nell'ultimo capitolo, « Dalla prìma guerra mondiale sino al presente (1914-1957) », che mancava nella prima edizione ed è apparso in embrione nell'edizione del Murra y, è presente il tentativo, peraltro già notato (cfr. L. Benevolo, Un libro sull'architettura europea, in « Casabella », n. 232, p. 29) di riallacciare l'esposizione delle opere esaminate nel corso del volume a quelle del Movimento Moderno, per stabilire la continuità storica del medesimo, rispetto alla precedente cultura. Ma tale tentativo, indubbiamente interessante, rimane allo stato di approssimazione, date le evidenti difficoltà del problema e la limitatezza dello svolgimento in poco meno di una quarantina di pagine. Assai più illuminante, seppure come il presente libro non p_rivo dei medesimi preconcetti ed equivoci critici, sarà, per chi desideri una più dettagliata informazione sull'argomento, il volume dello stesso A., Pioneers of Modem Design, from William Morris to Walter Gropius, che vide la luce nel 1936 ed è più noto in Italia nella traduzione del 1945 (I Pionieri del Movimento Moderno, collez. « Il Pensiero », ed. Rosa e Ballo, Milano). Quanto poi al proposito di descrivere gli avvenimenti esattamente come _sono », seguendo il detto del Ranke (p. 376), l'ingenuità del desiderio è evidente nel non tener conto della identità di storia e critica, e quindi della necessità del giudizio storico, anche quando esso riguarda cose ed avvenimenti assai vicini. Stupisce, inoltre, che le recensioni già svolte sulle due maggiori riviste italiane di architettura considerino il volume del Pevsner, salvo qualche lieve riserva marginale appena tratteggiata, come un'opera di grande merito e degna della maggiore considerazione. Evidentemente i problemi della metodologia sono, a loro avviso, da mettersi in secondo piano, perchè il libro è considerato essenzialmente divulgativo. Ebbene, anche a volerlo considerare tale (ed abbiamo già detto in principio quali sono le nostre riserve), questi problemi ugualmente hanno un'importanza fondamentale, perchè quel che occorre diffondere non è tanto la notizia relativa a quella determinata opera e alla cultura nella quale essa sorse, ma piutttosto il fondamento di giudizio estetico che è alla base di ogni sintesi. Nella recensione della rivista cc L'architettura, cronache e storia» (nov. 1959, n. 49, p. 505), priva di firma, il libro del Pevsner è definito ottimo (e meritevole persino di un in folio) e considerato come cc il risultato culminante di decenni di lavoro svolti a centrare i momenti essenziali dell' esperienza artistica e a trasportarli nel dibattito concreto e contemporaneo ». E si aggiunge: « l'empirismo delle impostazioni estetiche non ha nulla di futile o improvvisato; è riscontro puntuale sul _concreto ». Al giudizio, sos.tanzialmente entusiastico, la recensione, che tuttavia nota « non diremo sperequa121 Bibiiotecaginobianco
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