\ \ matica classificazione, nè puo sottomettersi ad una semplice etichetta, all' attributo di un -ismo. Con stupore si nota, nel corso della lettura, una strana insensibilità dell' A. di fronte ad opere di autentica poesia, allorchè egli scrive: << la villa Capra, o Rotonda, appena fuori di Vicenza, una realizzazione ammirata nell'Inghilterra di Pope » (p. 166); e, del palazzo Chiericati, che « una certa freddezza pervade anche il palazzo del Palladio, però esso non è gelido come la Laurenziana » (p. 173): e per quest'ultima opera aggiunge che Michelangelo « è certamente illogico perchè fa sembrare sprecata la forza portante delle colonne » (p. 170). Proprio in questa negazione di una meschina logica strutturale per un'esigenza di libertà fantastica è H fondamento della creazione artistica: nè oggi possiamo ripetere la critica della storiografia neoclassica, e in particolare del Milizia, per un richiamo ai canoni, e rifarci agli scritti di Le Corbusier che invocano la non mai abbastanza deplorata « sincerità strutturale ». Nè il capitolo dedicato al cc Barocco nei paesi cattolici (1600-1700) » è esente dagli accennati schematismi e giudizi dati per tipi; e per brevità, ricordiamo soltanto che l' A. tratta, per esempio, di chiese del « tipo ovale » (p. 191) in maniera astratta ed antistorica, poichè è evidente che due fabbriche a pianta ovale possono essere dal punto di vista espressivo del tutto diverse se un diverso spirito ha animato i rispettivi autori. Inoltre dei due maggiori architetti del seicento romano il Pevsner si arrischia a scrivere che « nelle opere del Bernini e del Borromini, ciò che fonde gli effetti architettonici, decorativi, plastici e pittorici in una inscindibile unità, è il principio decorativo che pervade tutto » (p. 196). Ed in tal modo, invece di porre in evidenza l'antitesi formale tra queste due grandi personalità, l' A. le mette insieme con un luogo comune. Al capitolo sul barocco nei paesi cattolici segue quello dedicato a « Inghilterra e Francia dal Cinquecento al Settecento », che, insieme al successivo << Classicismo e romanticismo, storicismo e Jugendstil (1760-1914) » appare di maggiore interesse dei precedenti, trattando prevalentemente di opere inglesi e meglio note al Pevsner. Alcuni giuidizi critici originali sono qui presenti, ma purtroppo assai limitata ne è la documentazione fotografica che, nella moderna storiografia architettonica, può e deve costituire un ulteriore contributo critico, oltre che filologico, attraverso la scelta e l'inquadratura delle immagini. Così, è messa efficacemente in evidenza la diffusione, attraverso i pocket books, di una cultura classicistica spiccjola, introdotta in Inghilterra nella prima metà del Settecento da Lord Burlington ed esemplificata da moltissimi architetti - oltre che dal grande dilettante - e cioè dal Campbell, da Isaac Ware, da William Kent, etc., fino a Robert Adam (p. 253), cultura derivante dalla trattatistica palladiana e dai disegni e rilievi del maestro vicentino. Attraverso la casa progettata senza architetto (p. 288), il discorso si trasferisce sulla storia dell' ediHzia: ed in tal senso il capitolo fornisce un reale contributo, considerando esempi inglesi e olandesi. L'influenza dell'opera di Inigo Jones - ispirata ai modelli palladiani - sulla produzione edilizia del suo tempo è messa in evidenza dall'A., che 120 Bibiiotecaginobianco
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