intima contraddizione, si usa la parola stile in senso individuale. Ora, il perdurare di tali equivoci di natura estetica non ·giova certamente alla storiografia architettonica, che continua ad essere tuttora, nonostante il contributo di alcuni studiosi, assai più arretrata della storiografia artistica relativa alle arti figurative. Nell'introduzione al libro, in cui l'A. si propone di inquadrare i problemi e di chiarire il metodo adottato, si ritorna a differenziare l'architettura dalle altre arti, non più come unfreie kunste o arte non libera (perchè assoggettata a bisogni pratici) della estetica tedesca postkantiana, e perciò come ,e cenerentola delle arti », ma come arte superiore alle altre: cc 11a l' architettura, pur essendo anzitutto un'arte spaziale, non è esclusivamente spaziale. In ogni edificio, oltre a racchiudere lo spazio, l'architetto modella dei volumi e delimita delle superfici, cioè disegna un esterno e qualifica pareti isolate. Questo significa che al buon architetto non possono mancare i modi di visione dello scultore e del pittore, in aggiunta alla sua immaginazione spaziale. Ne consegue che l'architettura è l'arte visiva che abbia più componenti; ne consegue il suo diritto a vantare sup~riorità sulle altre ». Il conéetto di superiorità non è nuovo, anche se errato, perchè già nel 1750 Francesco Maria Zanotti scriveva - ma con ben altro spirito - che l'architettura è superiore alla scultura e pittura, perchè non imita la natura rna le idee. Ora il Pevsner aggiunge: « la superiorità estetica è dunque integrata da una superiorità sociale ». Si ritorna così ad una pluralità di arti di diverso grado, ad una particolare arte che è l'architettura e che esige una particolare estetica: equivoco questo già confutato dal Croce (Critica e storia delle arti figurative, Bari, 1946, p. 76 e sgg.). A proposito di socialità dell'architettura, è evidente che tale attributo, della socialità, sia presente in ogni forma d'arte, ma come un dato di partenza che viene h~asceso nell'espressione poetica> nella concretezza dell'immagine. Se, poi, riferendoci alla produzione corrente di un'epoca, intendiamo parlare non di architettura in quanto arte, ma di edilizia, gioverà al lettore la distinzione tra architettura e letteratura architettonica, proposta da tempo dal Pane (Architettura e Arti Fig11,rative, Venezia, 1948, p. 63; cfr. Città antiche edilizia nuova, Napoli, 1959, p. 45 e sgg.), riferendo al piano dell'operare architettonico la nota distinzione crociana tra poesia e letteratura. Il chiarimento è utile anche al fine di confutare la successiva affermazione del Pevsner, in cui è detto che « è concepibile un'epoca senza pittura... ma un'epoca senza architettura è impossibile finchè essere umani abitano questo mondo» (p. 4). Pare evidente che in un'epoca priva di entusiasmo morale e in un paese in particolari condizioni politiche che non consentano il libero estrinsecarsi delle personalità creatrici, difficilmente sussisterà architettura in quanto arte, pur essendo presente la normale edilizia che soddisfi le comuni esigenze dell'abitare; e, coerentemente, ogni altra manifestazione artistica, sia essa pittura o scultura o musica, potrà sussistere o non, solo se saranno presenti le premesse di libertà indispensabili all'impulso creativo. Circa il rapporto tra materiali ed architettura, problema oggi assai di118 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==