Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

Non si può dire che solo l'artista borghese è abbandonato: Ilya Glazunov ce lo stestimonia. Anche lui è solo, come nell'autoritratto del 1958, in cui è raffigurata una lunga scala deserta e coperta di neve e una figurina scura, quasi un omino di Rosai, lui, Ilya Glazunov, cittadino sovietico, pittore. Il merito maggiore di Glazunov è quello di evitarci lo strazio di una Russia tetragona come la Scizia di Erodoto; è di presentai;ci un uomo che orina nella nebbia di una notte moscovita, proprio come nella Roma di Pier Paolo Pasolini; di tener presente l'individuo schiacciato dal tram che Malraux ricordò in Russia a chi gli parlava dei piani quinquennali. Glazunov è giovane, vive nella Russia di dopo il XX congresso, nella Russia del disgelo, dice Ricci, nella Russia che traversa le ultime fasi della rivoluzione industriale, che è arrivata sulla luna; e non è qualunquismo cosmico a ricordarci ciò. A Mosca espongono i Polacchi, pour épater le prolétariat, ma suscitano interesse, soprattutto fra i giovani: sono i più coraggiosi dei pittori d' olb·e cortina. A Mosca ha successo la poesia intimista e apolitica di Evgeni Evtuscenko. È forse giunta per l'arte sovietica l'ora della sincerita? Non sappiamo dirlo. La difficoltà è di esprimersi in un linguaggio moderno, dopo anni ~i isolazionismo artistico e di involuzione imposta dal regime. Il giovane Glazunov confessa a Ricci di non aver visto neppure in immagine cc Guernica » di Picasso: è sintomatico di tutta una condizione. Non tema il Ricci gli intellettualismi e gli snobismi di certa arte cc borghese » : l'aspirazione ad un'arte popolare, di consumo popolare, sta forse diventando realtà grazie alla tradizione non-figurale dell'arte moderna. È questa infatti che ha preparato il linguaggio dell'architettura moderna, del1' irvd:ustrial design, della grafica, le vere arti popolari in quanto di consumo popolare. Quello di un'arte del popolo e per il popolo è un mito romantico; la vera integrazione sociale dell'artista, che si risolve poi in una integrazione estetica per la società, è possibile solo attraverso l'industria, checchè dica Zolla di macchine, novello Alcine, che sotto la maschera bella nascondono la loro essenza diabolica. Se poi il Ricci vuole, sfne culpa, conciliarsi con le avanguardie, rilegga gli atti del dibattito tenuto l'anno scorso all'Istituto Gramsci, dove Mario De Micheli, con astuto sfruttamento del riflesso condizionato, riscattando cioè la cultura con la politica invece che ricattarla zdanovianamente, tentava di riabilitare agli occhi del partito la Entartete Kunst, l'arte degenerata. Un tentativo coraggioso e su cui pochi furono d'accordo. [A. V. l Architettura e urbanistica PEVSNER- È stata recentemente edita da Laterza, con presentazione di Mario Labò, la traduzione italiana dell'opera di Nikolaus Pevsner, An Outline 116 Bibiiotecaginobianco

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