Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

la pregiudiziale storiografica a cui si è prima accennato, l'avan guardia sovietica è da rimproverare per il distacco che assunse nei confronti dei problemi della cultura popolare, che il governo poneva al centro della sua azione immediata. Così il realismo, nel senso imitativo, fotografico, eclettico, magniloquente e pompieristicamente celebrativo, divenne {e arte del popolo e per il popolo, segno tangibile del potere del popolo ». Tale realismo ha precedenti proprio nella cattiva pittura commerciale per consumo « borghese » del secolo XIX; e il povero Riepin, che è arretrato persino rispetto ai maestri del tardo periodo vittoriano, si trovò eletto caposcuola, in virtù di documenti ufficiali. Ma a piè di pagina il Ricci afferma che sarebbe stato meglio rifarsi all'impressionismo francese. Egli rivela così inibizioni di natura extra artistica, che mortificano quello che è il suo autentico gusto per l'arte. La volontà di mantenersi a ogni costo coerente alla « linea generale » affiora qua e là nello scritto del Ricci: ad esempio, quando definisce Glazunov un a rtista che partecipa della realtà socialista del proprio paese, mentre, e non può non essersene accorto, questo pittore è afflitto da tutti i morbi del decadentismo borghese. Le sette tesi di Auerbach - plebiscitariamente a clamato al congresso di Karkov del 1930, dove si consacrava l'arte come arma di classe e a collettivi di artisti veniva affidata l'arte futura, pianificata come i tessil i e l'acciaio - e l'attività di legislazione artistica di Zdanov, che fece tante vittime e non solo mentali, non compaiono mai citate nello scritto del Ricc i; e tanta arte degenere, anche se riconosciuta come tale è contrabbandata sotto la foglia di fico di cc una più schietta e diretta continuità con la tradizione popolar e dell'Ottocento, pertanto da considerarsi alla stregua di una p recisa caratterizzazione nazionale degli artisti russi ». Sulla cc schiettezza » della continuità non ci sono dubbi, se Malevich, l'eroe ignoto Malevich, finì i n carcere. Se non avesse avanzato la pregiudiziale sull'atteggiamento ob biettivo e avesse narrato senza reticenze i fatti dell'arte sovietica, il Ricci avrebbe dovuto ammettere, a malincuore magari, l'involuzione, il ricorso a forme di politica culturale non solo proprie di epoche rèvol ues, ma negative degli ideali e della realtà rivoluzionaria. D'altra parte una più attenta rifles sione sui problemi dell'estetica dovrebbe consentire alla critica con1unista di accorgersi dell'equivoco fondamentale del pregiudizio realista, e di chiarir si le idee sul concetto di arte popolare, risparmiandoci così le ·citazioni da Lenin, il quale però affermava almeno di essere un cc barbaro » in fatto di conoscenza e gusto per l'arte. Le masse popolari sovietiche si agitano, a detta del Ricci, per i problemi ed i fermenti delle nuove generazioni di artisti; rna quello che è più sorprendente è che qui da noi, in Italia, Aligi Sassu ci crede e spedisce al1a Quadriennale romana cose orrende come cc la nuova Cina ». L'integrazione sociale dell'artista sovietico è una pia menzogna, tutti i tentativi statali di trovare un posto all'artista hanno solo ridotto l'arte a lenitivo per stakanovisti esasperati. In quanto ad esigenze popolari Holliwood ne capisce certamente di più. 115 Bi iotecaginobianco •

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