Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

gio assai carnoso e sanguigno, che non rifugge certo dal chiamare col proprio nome anche le cose che la decenza vorrebbe adombrate sotto il velo delle immagini. L'atout principale di Ugo Pirro è la capacità di rievocare certi fatti sorprendenti, come l'avventura del sergente Di Candia, militare bellissimo e assai focoso che, per distrarsi dalla fatica di presidiare le citt à jugoslave, si dilettava di smantellare le più imprendibiH alcove dei centri abitati affidati alle sue cure. Amatore polivalente, si concedeva in contempor anea a ben cinque tra nubili, vedove e maritate; così che, tutto sommato, pare giusto che a un certo punto le più dirette vittime delle sue furie amatorie provvedessero a neutralizzarlo in maniera piuttosto radicale, così da trasfo rmarlo, da indesiderato visitatore di rustici harem, a simbolico guardiano degli stessi. La vicenda semitragica di Jovanka e le altre prende le mosse da questa spietata applicazione del taglione, e, bisogna convenirne, questa non è una bella partenza. Neppure è particolarmente commendevole la scena de lle cinque giovani donne, colpevoli di aver familiarizzato in misura troppo drastica col più prestante degli occupanti: rapate, insaccate in abiti sgraziati, e convenientemente vilipese da quella parte della popolazione femminile c he non aveva fatto in tempo ad avvantaggiarsi dei favori del bellissimo Di Candia, le derelitte vengono sospinte fuori della città perchè coltivino, allo stato brado, le proprie memorie amorose, irreparabilmente interrotte. Il resto del ro manzo, che è di tono neoveristico, probabilmente autobiografico (per la par te ambientale, beninteso) e inspiegabilmente sciatto, per uno scrittore che , come il Pirro, aveva già dato discrete prove di se stesso, si dilunga nella descrizione delle vicende belliche, erotiche e partigianamente apodittiche delle cinque pulzelle senza pulzellaggio (salvo una che sembra avesse in tessuto, con il sergente conquistatore, rapporti esclusivamente crepuscolari). Altre figure maschili popolano, a un dipresso a metà libro, il vuoto lasciato dal Di Candia, e non si può dire che dietro il linguaggio piuttosto rude e rozzo di Pirro, non riescano ad acqujstare un certo spicco. Di una sua vita prepotente, ad esempio, vive Branko che, in fatto di relazio ni con l'altro sesso, appartiene alla stessa scuola del sergente che egli stess o contribuì a neutralizzare; e una Nemesi un tantino fumettistica vuole c he egli paghi con la vita una notte d'amore trascorsa con una ragazza (non un a delle cinque semi-vedove, tutt'altro che inconsolabili); e che trascini con sè a ll' estremo esizio la sua compagna di spassi, contraddistinta dal profetico n ome di Boja. C'è Volko, una sofisticata figura di capo partigiano, un po' gu asto di intellettualismo alla Vercors: che tiene lunghi, allusivi discorsi nei momenti meno adatti, e che appare affetto da inguaribili vocazioni loiche. Nelle battaglie, a quanto risulta, non è tra i più spericolati, poichè sempre lo domina la sua spietata razionalità tattica, che ne fa un capo partigiano assai ascoltato, ma anche passabilmente noioso. Affiorano, prendendo cons istenza maggiore o minore a seconda dei casi, figure varie di militari italiani (quegli stessi che nel film son diventati tedeschi) e una piccola folla di co mparse che vanno raramente al di là della decalcomania. La tela del racconto è, d'altronde, così disarticolata, che solo a tratti si riesce a distinguere il filo conduttore; e si ha a volte il sospetto che le sin113 Bibliotecaginobianco

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