do che poteva dare un atto di una così casuale simpatia e premura. Vi sono incontri nelìa città che fanno tremare le radici dell'essere, che sconvolgono come pericoli sospesi; vi sono sguardi che si portano nella mente per giorni e giorni, domandandosi che cosa volevano, che ricordavano, che rimproveravano » (pp. 178-179). Tanti, dunque, i temi, i motivi dell'Ultimo diario. E var1, e magari eterogenei, non solo quanto alla materia, come si è cercato di mostrare, ma anche, si è detto, per il respiro, per la ampiezza dello sviluppo : dal frammento che meglio andrebbe chiamato crittogramma, segno convenzionale alla memoria per ricordare un volto, un fatto, un sentimento, all'articolo, al saggio. E var1, altresì, per la registrazione del cc nuovo » e per la costanza nel1' analisi degli « oggetti » tradizionali della poetica alvariana. Uno fra i suoi libri più rappresentativi, certamente; si allontana dal lettore con quelle che sono probabilmente le ultime parole scritte da Alvaro: « E ora che gran parte ~dellavita è vissuta, che cosa ti dirò ancora per ingannarti? Ma che cosa dirò per ingannare me stesso? Perchè certamente ho ingannato non soltanto te, ma anche me. Senza volerlo, s'intende. Non avrei mai potuto pensare cl1e ci sarebbe toccato vivere al tramonto d'un mondo. Proprio, ti chiedo scusa. Certo è ridicolo che io ti chieda scusa del tempo, del secolo, dell'epoca, del mondo come va. Ma ogni uomo è responsabile del suo tempo » (p. 198). Quasi un cc rondò dell'addio ». Come Menalca a Natanaele. Ma con la « serietà » del Soliloquio di chi non c'insegnò altro che « fascistico », « comunistico »••• [A. p.] PIRRO - Nei difficili rapporti tra cinema e letteratura, capita a volte che un libro giunga al successo sulla scia di un film fortunato; altre volte accade il contrario, come basterebbe a dimostrare il caso clamoroso di Via col vento. Sono due casi tipici ed esclusivi e si può veramente dire che da questa alternativa non si esce. Ma fra quale dei due casi iscriveremo Jovanka e le altre (Milano, Bompiani, 1960) terzo libro di Ugo Pirro, succeduto a due volumi, Le soldatesse e Mille tradimenti, che entrambi, come del resto il terzo, si ambientano nella guerra e dintorni? Fare una valutazione di merito tra il film ed il romanzo non ci pare equo, poichè, se il volume non sembra suscitare quei consensi che l'aggressivo battage pubblicitario sembrava promettere, il film non è certo di quelli che strappino grida di entusiasmo. Anzi, inspiegabilmente, e deplorevolmente dato l'alto numero di morti che lo distingue suscita spesso, nelle sale più raffinate, esplosioni d'ilarità. Varrà la pena, allora, di considerare questo terzo tentativo di Ugo Pirro, scrittore precocemente attratto dalle sabbie mobili delle sceneggiature cinematografiche, soltanto nei suoi genuini valori letterari. E c'è da chiedersi se un tal modo di giudicare non rischi d'essere ancor più iniquo verso il Pirro, cl1e sembra essersi confezionato, preferiremmo per suo uso esclusivo, un li~guag112 Bibliotecaginobianco
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