I • • E. ·si dimentica, altresì, che a questo punto ci si potrebbe anche domandare come sono stati finora distribuiti gli utili derivanti da:gli · aumenti di produttività nell'industria italiana. Sono i profitti o i salari eh~ hanno potuto maggiormente avvantaggiarsi di questi utili? O essi sono destinati alla· creazione di nuovi posti di lavoro, come aveva salveminianamente auspicato il prof. Pasquale Saraceno, nella sua qualità di Presidente del Comitato per lo sviluppo dell'occupazione e del reddito? Quando ci si pone queste domande, ·che sono molto importanti, è evidente che in linea generale, e non soltanto dal punto di vista meridionalistico, ci si deve preoccupare assai più della creazione di nuovi posti di lavoro che non delle rivendicazioni di maestranze che sono già occupate· e sindacalmente organizzate. Non è detto, però, che, per creare nuovi posti di lavoro, non si d~bba agire proprio nel senso di assicurare miglioramenti alle condizioni di vita delle maestranze già occupate, nel senso indicato, cioè, dal fordismo di Adriano Olivetti, in base al quale non ci sarebbe possibilità di sviluppo economico se non nel quadro di un'« economia di alti salari». Sembra quindi lecito porsi un'altra domanda, relativamente alla questione dei rapporti tra le rivendicazioni degli occupati e i diritti dei disoccupati: che essa non debba. essere impostata anche in modo diverso da come la imposta chi afferma che le prime sono sempre in concorrenza con i secondi? Anche questa è una domanda assai importante ai fini dello sviluppo dell'economia italiana: e proprio qui interviene la risposta molto precisa che anche recentemente Adriano Olivetti (avendo raccolto in volume scritti e discorsi che gli sono stati « suggerjti » in questi anni da varie «occasioni»: La città dell'uomo, Milano, Comunità, 1960) ha dato a queste domande: « Quando in un paese operai e contadini hanno - una sola fonte di guadagno a basso livello, essi non possono comprare che pochi viveri indispensabili e qualche indumento; quando invece in molte famiglie si incomincia, conseguenza di un ben più alto reddito e di salari più elevati, a poter comprare in misura sempre crescente prodotti dell'industria, macchine da cucire, radio, motorette, macchine utilitarie, refrigeratori, strumenti agricoli, e via dicendo, si ha una espansione dinamica, moltiplicatrice dell'economia, e l'industria è costretta ad assumere un numero sempre crescente di lavoratori ». Non ci interessa ora di sapere se c'è contrasto tra il fordismo di Olivetti e il meridionalismo di Sa:lvemini: a nostro giudizio, se contrasto c'è, esso è solo apparente ed è facilmente risolvibile nel quadro generale della moderna politica di sviluppo economico. Meno apparente sembra invece il contrasto tra il fordismo di Olivetti e la politica - malthusiana si è detto - caldeggiata e praticata da gran parte del padronato italiano. Ed è questo il contrasto che qui ci interessa e che speriamo possa essere precisato e chiarito, magari superato. Tanto più che ci sembra venuto il momento di augurarci che ambienti più giovani e più moderni dell'industria italiana, invece di chiudersi in un gretto atteggiamento clas~ sista, assumano coraggiosamente e risolutamente atteggiamenti rif or73 ' • BjbliotecaGino Bianco • .. · •
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