Nord e Sud - anno VII - n. 3 - aprile 1960

nelle scuole medie che estenda ad esso garanzie finora riservate ai soliprofessori universitari, queste ed altre richieste hanno poi dato sostanza a quell'affermazione. Richieste, tutte, che rispondevano ad una giusta ragione di principio, ma che tradivano pure (com'è altrettanto giusto) la presentè preoccupazione di porre un argine alle ingerenze del po- , tere politico e degli alti burocrati. Così è rimasto in ombra il fatto che la scuola italiana (e l'Università in particolare) è sufficientemente autonoma dal punto di vista amministrativo, mentre non lo è quasi affatto da quello didattico: una situazione che testiI;Uonia di una stupefacente inversione di quelli che dovrebbero essere i compiti propri delristituto scolastico. Dovremmo, anzi, dire che l'autonomia amministrativa è, in certi casi, perfino eccessiva, conducendo ad una dispersione o ad una cattiva utilizzazione delle risorse esistenti, e che sarebbe auspicabile la sottrazione a singoli organismi di certi poteri, per affidarli a più ampi comitati di coordinamento. Come mai quest'ultimo aspetto, che non poteva essere ignorato da esperti uomini di scuola, è stato quasi del tutto assente dal dibattito? La spiegazione non è difficile, quando si consideri che ogni tentativo di coordinamento e di programmazione, a livello più alto di quello attuale, viene inteso come aumento del potere della burocrazia, e come tale temuto, per quella identificazione di Stato e Governo perseguita dal partito democristiano, giustamente denunciata da Ragghianti. In attesa di tempi migliori, la richiesta dell'autonomia assume così significato strettamente difensivo. Val la pena di ricordare, ad ogni 1nodo, che alle leggi non si può far credito di una forza tale da impedire ogni svolgimento alle tentazioni autoritarie: i giuristi ,(ed i politici) sanno bene che, più di ogni Costituzione farmale, vale la Costituzione materiale, cioè l'effettiva pratica determinata dalle forze politiche prevalenti. È questo il li1nite di tutte le impostazioni meramente legislative. Limite che fa presto a mutarsi in contraddizione quando coloro i quali affermano già realizzate le condizioni di un regime non democratico ritengono che un più sapiente giuoco di equilibri giuridici sia -Io strumento idoneo per riportare a democrazia il sistema. Si riproducono qui le incertezze e le ambiguità di una situazione politica nella quale le forze dell'opposizione democratica continuano nel difficile tentativo di ricondurre la loro azione politica nel quadro di uno Stato che sempre meno rassomiglia a quello in cui esse possono riconoscersi. o- o oIl senatore Luigi Einaudi - noncurante delle interpretazioni che del suo pensiero potevano venire date per la contingenza in cui veniva diffuso e per il luogo ove trovava espressione - ha affrontato in due articoli i problemi delle regioni e del referendum (Regioni e referendum, nel « Corriere della Sera», 2 marzo 1960; Conoscere per legiferare, ivi, 3 marzo 1960). Un inventario ed un commento delle principali ragioni da lui espresse non può essere senza interesse. 68 • BibliotecaGino Bianco

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