Nord e Sud - anno VII - n. 3 - aprile 1960

economiche ed amminjstrative dominanti nelle campagne; e questo mediante l'eliminazione delle prerogative attribuite alla Federconsorzi ed alle forze da essa controllate. Meno chiara risulta l'impostazione di una politica da contrapporre a quella condotta dai citati organismi. Ad un giudizio obiettivo, pertanto, il programma appare ancora incompleto; sarebbero augurabili sviluppi e precisazioni. La neutralizzazione di dispositivi che indubbiamente concorrono a · falsare l'equilibrio economico delle campagne e che probabilmente influiscono sulla compressione dei redditi, remora allo sviluppo democratico delle popolazioni contadine, è indubbiamente un passo fondamentale. Ma è altresì evidente che per dare efficacia ad un movimento di opposizione occorre anche formulare concrete alternative programmatiche. E la cosa non dovrebbe essere ora difficile considerato che nessuna impostazione arditamente nuova viene prospettata in materia da quel « piano verde» che della Federconsorzi e dei Coltivatori diretti costituisce autentica espressione. Le riforme di struttura, di cui tanto si parla, riguardano non soltanto quei miglioramenti tecnici che permettano una più efficiente condotta aziendale, ma anche la definizione qualitativa degli indirizzi produttivi, in una visione dinamica del mercato. Come è stato accennato in un recente convegno degli agricoltori padani, i programmi sono tanti, ma ancora non si sa quale sia la reale convenienza della riconversione zootecnica (più latte o più carne?), mentre è certa la nessuna convenienza a produrre frumento. Gli aspetti qualitativi delle riconversioni culturali vengono, invece, diffusamente trattati dal cc piano Mansholt », preparato dagli organi comunitari del MEC allo scopo di pervenire all'integrazione dei mercati agricoli dei Paesi fìr1natari del Trattato di Roma. Tale cc piano » può essere discusso, può essere anche oggetto di qualche riserva da un- punto di vista di politica economica generale, per un certo qual carattere protezionista verso l'esterno e per non aver esso accentuato debitamente l'opportunità di specializzazioni produttive regionali secondo i principi teorici che caratterizzano il Mercato Comune. Ma esso costituisce tuttavia uno schema orientativo della realtà economica in cui verrà a trovarsi la nostra agricoltura nei prossimi anni, dato che il processo integrativo prosegue ed è irreversibile; ed è nell'ambito quindi delle prospettive indicate da Mansholt che dovrebbe muoversi qualsiasi movimento di opposizione al regime agricolo vigente, per formulare proposte suscettibili di pratica attuazione. La palese avversione dimostrata .dalla Federazione dei Consorzi Agrari e dai Coltivatori Diretti al cc piano Mansholt », che sembra praticamente ignorato nella stesura del « piano verde », suggerisce poi altri spunti di riflessione intorno al prezioso aiuto che si potrebbe ottenere dall'esterno, ossia dalla politica agricola comunitaria, contro le posizioni dominanti che oggi incrostano e sclerotizzano la vita delle campagne italiane. La restituzione dell'autonomia alle associazioni degli agricoltori ed ai loro organismi economici per la vendita dei prodotti, rientra pure nei 54 Biblioteca Gino Bianco

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