zione ideologica, la «radicalizzazione» del liberaiismo non è certo soltanto un espediente per facilitare questa soluzione concreta; essa ha una sua dignità ed una autonomia, fuori degli interessi particolari o di gruppo. Ma non si può ignorare il fatto che il dissolversi di certe caratteristiche riserve « liberali » verso il socialismo - e verso le forze politiche socialiste -, l'a·ccentuarsi dei toni « progressivi » in senso «. socialista » ( ancora qualche anno fa si distingueva bene, come oggi si . fende a non fare, tra liberalismo di sinistra, o democratismo repubblicano, e laburismo all'inglese), ha coinciso con la fase di lungo, penoso sca·cco del liberalismo di fronte all'egemonia cattolica e alla massiccia presenza socialista, fase che comunque non accenna a chiudersi. La revisione in senso « radicale » di tanti atteggiamenti liberali non può non farsi risalire anche e soprattutto allo smarrimento seguito a:gli insuccessi elettorali del '53 e '58, alla grande « crisi dei liberali » di questi anni. Questa particolare genesi della revisione liberale, dell'accostamento radicale a sinistra, non è elemento indifferente, è anzi determinante per una valutazione politica del fatto. Che è questa: l'accostamento radicale a sinistra non è nato - non poteva nascere - come proposta di una operazione politica di schieramento, di un incontro tra partiti e forze, in vista d'una politica comune per la conquista del potere o per la difesa di comuni interessi. Non esistono, come è ovvio, forze o partiti « liberali », a propriamente parlare, analoghi a quelli socialisti. Constatazione non peregrina, questa, e_tuttavia di non poco momento, se si considera che in ciò sta la dimostrazione di quel che ci preoccupa: l'accostamento a sinistra dei «liberali», il «niente nemici a sinistra 1 liberal-radicale, non è normale iniziativa po'lit'ica di una forza, bensl disperato tentativo di salvare una posizione ideologica e ideale in piena crisi sul piano della forza. ~ la proposta· d ~ un salvataggio, la reazione a una crisi, un modo d'adattarsi ad essa. Non si fa dello psicologismo, se si dice che, interrogati uno per uno, i « liberali » di questa tendenza radicalizzante non esiterebbero a rispondere che l'attua·le revisione dei rapporti ideologici tra liberalismo e socialismo e soprattutto dei rapporti pratici tra ambienti e gruppi « liberali » e partiti socialisti si giustifica con la forza maggiore della Storia, con l'immaturità del Paese, con la tradizionale incapacità politico-organizzativa dei liberali, ecc., con tanti non-valori, cioè, dei quali si deve subire la prepotenza. Insomma: non è secondario il fatto che di fronte ai socialisti i « liberali » sono pochi e dispersi, privi di speranze sulla propria autonomia e 46 • Biblioteca Gino Bianco
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