Nord e Sud - anno VII - n. 3 - aprile 1960

· presente. Crisi politica: di organismi,' di elettorato, di prestigio. Vari · sono stati e sono i modi di reagire e di adattarsi a questa crisi, non tutti egualmente apprezzabili. Pressochè tutti i « libera·li » sono convinti, lo dicano o no, che la insufficienza obiettiva delle loro forze politiche sia ormai una condizione insuperabile alla quale conviene comunque adattarsi. Nessuno sembra più credere che uno sforzo cosciente e paziente, consapevole dei suoi limiti ma ardito e illuminato nei metodi, potrebbe restituire dignità di peso politico obiettivo, voce in capitolo negli organi essenziali della democrazia - le assemblee - al liberalismo italiano, raccolto in unità oltre le sue varie storiche e settarie sfumature. Si pensi, per confronto, ai tempi dell' « unificazione liberale » : quando pareva che un partito liberale moderno potesse tornare ad esistere e a farsi sentire con autonomia d'iniziativa e rappresentanz~ politica nella vita italiana·. Certo, il liberalismo da molto tempo è affare di pochi. Ma altro è un clima di pensiero e di attività in cui la speranza e la coscienza d'una vita e d'un progresso reale, palpabile, anima: i pochi, altro è un clima di dispersione degli uomini e dei gruppi, in cui la consapevolezza delle difficoltà di sopravvivere annulla spesso perfino il gusto di vivere. Il problema è naturalmente di tono, prima che di numero (anche se il <<numero» è esso stesso, in certo senso, un «tono»). · Se si fossero contati i « liberali » quanti erano nel '50, sparsi nei partiti laici e nei gruppi intellettuali, assai probabilmente si vedrebbe che la loro «massa » non era superiore a quella di. oggi, sparsa tra gli stessi o a:ltri partiti e nei vecchi e nuovi gruppi. Il problema, appunto, non è questo. Il nostro discorso sulla crisi quantitativa delle forze liberali tiene conto a priori del fatto che nell'Italia del secolo XX,con i problemi posti dalla democrazia totale, la presenza di '"'Unaforza di ispirazione liberale non può non essere quantitativamente esigua, di fronte a quella delle forze che storicamente hanno organizzato le masse all'epoca del predominio delle élites liberali o della dittatura: cattolici, socialisti, comunisti. Non diciamo perciò che la crisi dei « liberali » consiste nella impossibilità di governare in proprio il Pa'ese, attraverso una grande rappresentanza parlamentare· e una grande organizzazione di partito; bensì nella quasi universale tendenza dei « liberali » a costatare pa:cifì-- camente la impossibilità di realizzare in proprio una politica, attraverso una ragionevole rappresentanza: ed una stabile utile organizzazione. In questa materia la discrezione non è questione di forma, ma di sostanza. Se si dicesse che la disperazione dei liberali è di non avere 42 Biblioteca Gino Bianco

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