Nord e Sud - anno VII - n. 3 - aprile 1960

del lavoro sono, da questo punto di vista, i due obiettivi principali del prossimo fu~o. Qui è verosimile un'altra obiezione: quella' che prolungando la educazione - scuola ed esperienze formative complementari - fino al raggi:ungimento della maggiore età, il lavoro manuale finirebbe per non attirare più nessuno, e ciò condurrebbe ad una grave crisi della società. Ma una tale previsione non tiene conto delle trasformazioni già in corso nella natura del lavoro manuale. Ciò che sempre meno individui saranno . disposti a fare è il lavoro vile, che richiede solo fatica bruta, che non offre alcuna soddisfazione e non ottiene alcun riconoscimento. Tutta: la tecnologia è indirizzata appunto ad eliminarlo gradatamente. Già sin d'ora è affatto assurdo pensare che il lavoro manuale del futuro - sia esso industriale o agricolo o artigianale (del tipo di quello già in espansione, ad esempio, nei paesi scandinavi) - non solo comporterà una preparazione tecnica' diversa e maggiore, ma richiederà d'essere fatto da un numero molto minore di persone, e perciò aumenterà considerevolmente di valore, sia morale e sociale che economico. In altre parole, la società levelled up, lungi dall'abbassare il valore del lavoro manua'le, gli darà una ben superiore dignità e valutazione economica. Il lavoro manuale resta vile, e deprezzato solo nelle società arretrate, dove troppe persone, per mancanza di alternative, vi si indi-· rizzano, e dove è deliberatamente tenuto nelle sue forme più elementari; l'una cosa: alimentando l'altra. Nelle società progredite non è giustificato vedere nell'espansione dell'educazione una minaccia al valore e alla· funzione del lavoro manuale. Concludendo, ci sembra che il problema della democra;zia moderna, comunque lo si affronti, richieda una prof onda trasformazione del modo tradizionale di concepire il rapporto tra ruling class e majority. Il superamento della separazione strutturale, attraverso una sostanziale equivalenza di formazione, diventa una conditio sine qua non per l'avvenire delle società democratiche. La distinzione di gradi e di funzioni immaginabile in una società compiutamente democratica non ha niente a che vedere con l'attuale stratificazione sociale. Solo in una: società in cui esista una base comune a tutti, la superdote può ottenere il posto che davvero le compete, senza correre il rischio di essere sottovalutata, come accade nelle società eccessivamente basate sui privilegi tra·dizionali, e senza d'altronde pretendere di essere sopravvalutata: giacchè, oltretutto, l'intelligenza superiore e le grandi capacità organizzative ed economiche sono ben lungì dall'esaurire i valori umani. Da questo punto 39 . ~ Biblioteca Gino Bianco

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