stro sdegno - i nomi dei protagonisti famosi, dei Kesserling dei Goering degli Himmler, nonchè gli altri, forse oscuri, degli esecutori di quelle condanne: i Kappler, i Raeder ecc. Nomi, questi, soltanto accennati nelle pa- . gioe 1i Debenedetti, però sempre presenti, incalzanti, ossessivi. Documento di un singolare testimone che tutto annota puntuale e meticoloso, queste sorvegliatissime pagine fanno per ciò racconto e storia, e - _ per l'adesione dello scrittore a una realtà tragica - conservano ancora oggi immutato il loro alto valore morale. Giacchè nello sfondo di tutta la narrazione si avverte più che Famarezza, la presa d'atto razionale - diremmo quasi - statistica, da cui traspare sovente una freddezza composta e semplice ov' è il riflesso del tormento e dell'angoscia di quei giorni, delle sofferenze e della barbarie: della n1orte. Sì che, questa, è la verità umana e di linguaggio di Debenedetti; comune del resto a letterati e uomini di cinema - massime fra tutti Rossellini - i quali operarono non più nel clima degli astratti furori, bensì in una ritrovata fiducia per l'uomo: eh' era la lezione e la conquista dèlla Resistenza. Forse oggi - sembra incredibile - nuovamente gli ebrei di rione Regola e quelli del Portico d' Ottav~a, di Parigi, di Dlisseldorf e di Berlino riprendono (sono costretti) l'abitudine di coricarsi per tempo. Nuovamente, la notte non è per gli ebrei: le croci uncinate in Europa, in America e, persino, in Asi~ - sorta di « prova generale » di un neonazismo - sono il terrificante spettro di un passato che non deve tornare. La storia non si ripet~. [F. G.] La razza umana Richard Wright tenne nel continente europeo, in un passato non ancora lontano, una serie di conferenze sul « rapporto che intercorre, nel mondo d'oggi, tra gente di colore e biànchi, tra Occidente e Oriente ». Pronunciati negli anni del terrorismo ideologico e della « caccia alle streghe », questi discorsi, riletti oggi (RICHARDWRIGHT, Razza umana, Il Saggiatore ed., Milano, 1959), testimoniano il coraggio e la spregiudicatezza dell'A., giacchè affrontare, allora, problemi così importanti per la società americana e per l' occidente, significava consapevolez.za di un impegno morale e umano. « Prima di tutto - egli scrive - nella mia posizione c'è una frattura. Io sono un negro. Sono un occidentale. \1 edo e comprendo l'Occidente, ma vedo anche e comprendo il punto di vista non occidentale o antioccidentale . ...Questa duplice prospettiva mi proviene dalla mia qualità di prodotto della civiltà occidentale e dalla mia identità razziale... Come negro che vive in una società occidentale e cristiana di bianchi, non mi è mai· stato concesso di mescolarmi, in un modo naturale e sano, con la cultura e la civiltà dell'Occidente. ...Ne sento il disagio... Quindi, sebbene occidentale, sono un severo critico dell'Occidente. Un elemento vitale della mia occidentalità risiede, . 126 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==