Nord e Sud - anno VII - n. 3 - aprile 1960

•• sottoprodotti", dei quali in primissimo piano la 'canzone', quelli che alimentano la voga nazionale del napoletanismo ». Napoli è oggi più che 1nai il « paese delle cauzoni ». i\1a le ca11zoui <li cui si parla non sono più quelle che ci ha tramandato la h·adizione dei Di Giacomo, dei Russo, dei Bovio. Ai tempi del juke-box, in cui il « paroliere» ha sostituito il poeta, e la musica ha perduto ogni carattere originale fino a divenire un adattamento più o n1eno abile di stili esotici, non c'è uomo di gusto che non avverta il fastidio per questa « voga nazionale » che fa scambiare altri e certamente più preoccupanti aspetti della realtà napoletana per e< colore locale ». Certo, ancora molto ci sarebbe da dire su questo argomento; ma, temiamo, che un discorso del genere ci porterebbe lontano, ed in ogni caso ci farebbe discostare dall'opera del Malato, che con vivace senso critico e con sicuro gusto estetico, procedendo dai primi « gliuommeri » alle « villanelle », dai versi del Cortese e del Basile fino alle sottili vibrazioni dei versi di « Ariette e Sunette » ed a quelli più coloriti e vivaci di « 'O Cantastorie ~, e « 'Mparaviso », offre, come già abbiamo rilevato, non solo agli eruditi, ma anche 1Ù lettore più sprovveduto una soddisfacente informazione della poesia dialettale napoletana. Se si tiene conto che buona parte della selva selvaggia della letteratura napoletana è tuttora inedita, menb·e quella pubblicata è spesse volte stampata male, con errori di b·ascrizione, quando addirittura non è irreperibile o da ricercarsi in sparsi atti accademici, la fatica di Enrico Malato non deve essere stata delle più lievi. Non di rado accade infatti che il manoscritto originale delle opere e l' « edizione principe » manchino, mentre è offerto allo studioso un panorama di molte edizioni scorrette, perchè, come rileva . il Malato nella sua introduzione, « criterio costante degli editori napoletani sembra sia stato quello di correggere liberamente il tes~o dove fosse sembrato opportuno, anzi, senza alcun criterio critico »• . Per quanto riguarda i testi tramandati oralmente; il Malato ha attinto alle raccolte - certamente migliori fra le alb·e - di Casetti-Imbriani e Molinaro Del Chiaro. Di tutti gli autori presi in considerazione, il i\1alato offre una scelta significativa ed esauriente; e, a nostro parere, i versi da lui raccolti potrebbero anche stare da soli - indipendentemente dalle note critiche del Malato - tanto è convincente il criterio antologico seguito e « accontentare - come rileva Gino Doria nella sua prefazione - ampiamente quanti volessero gustare la musicalità e la icasticità dei versi senza preoccupazioni estetiche o storicistiche »• Segnaliamo tuttavia come particolarmente interessante nella trattazione del Malato la ripresa della polemica su Giambattista Basile. È noto che il Galiani nella sua opera fondamentale sul « Dialetto napoletano » fu tutt'altro che benevolo verso il Basile, considerando il suo P entamerone « villana e sconcia cosa » e affermando che « l'autore per rendersi lepido, non s'astenne dalle più grossolane oscenità nè dalle immagini più schifose ... questa è la giusta idea che convien formarsi del fatale libro, cagion primaria non solo della deturpazione del nostro. dialetto, ma della totale corruzione dei nostri costumi». ~ critici del secolo del Galiani, e lo stesso abate non ne intesero Io spi121 BibliotecaGino Bianco .,

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