trano la questione vera, la sola che valga la pena di discutere: il sen. Merzagora potrebbe avere ragione sul carattere extraparlamentare della crisi stessa, ma ciò non toglie che abbia torto sulla sostanza_ delle cose. Perchè egli e coloro che la pensano come lui giudicano le strutture politiche di un regime democratico del nostro secolo con la mentalità di uomini della prima metà dell'Ott_ocento, di uomini ai quali non si ponevano neppure i problemi dei partiti politici, degli apparati, della stampa a grande tiratura, della radio, del cinema e della televisione, della propaganda di massa insomma e dei cosiddetti « persuasori occulti », i problemi che caratterizzano la società e dunque anche . la società politica del secolo ventesimo. « L'assetto sociale dei popoli, di cui le istituzioni politiche non sono che l'espressione ... », doveva dire una volta non già Marx ma Tocqueville, per indicare quel che si deve studi~re se si vuole avere una ide~ precisa di cosa sono, di cosa' devono essere le istituzioni politiche di un paese: dell'assetto sociale di oggi, di quell'assetto sociale di cui le nostre istituzioni devono essere espressione, se vogliono, non diremo durare, ma anche soltanto funzionare, i] sen. Merzagor·a e coloro che lo hanno applaudito dentro e fuori Palazzo :Madama hanno una visione ottocentesca. Altrimenti non si spiegherebbe che con aria atterrita e religiosamente ispirata essi scuotano il capo e dicano : i partiti, ecco il male; oppure: i deputati non sono più liberi di votare secondo coscienza: ecco il male. Disraeli, che ·di sistemi liberali si i~tendeva molto più che di cc barbe finte », disse una volta che tra la propria coscienza e il proprio partito un galantuomo sceglie sempre il proprio partito: e il suo paradosso era più altamente etico di tutti i patemi d'animo di coloro che gemono sulle coscienze violate dai partiti. Perchè l'adesione ad un partito è una scelta primaria della coscienza, e la coscienza è una cosa troppo seria perchè possa essere messa in crisi dal bilancio delle Poste. Benedetto Croce ci ha abituati a diffidare di coloro che hanno troppo frequenti crisi morali: egli osservava acutamente, infatti, che un'eccessiva frequenza di crisi morali non era segno di un'etica austera, ma, nella migliore delle ipotesi, di nervi troppo fragili. Comunque ciò sia, il dato di fatto è che chi polemizza oggi, nella chiave che il sen. Merzagora ha fatta sua, contro i partiti politici non si è mai chiesto perchè i partiti esistano e perchè esistano gli apparati e tutte le altre cose su cui essi sono pronti a lanciare il loro facile anatema. Chiedersi ciò è porsi il problema dell'assetto socitde dei popoli, ripeteremo con Tocqueville, ed è dunque porsi veramente il pro- , • 10 • Biblioteca Gino Bianco
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