Comune di Napoli, peraltro, non riportano notizie circa le ditte industriali o artigiane. Quindi in proposito è possibile solo un accertamento in line~ di massima. La Tavola X, compresa nel secondo volume della Relazione illustrativa del nuovo Piano Regolatore localizza, mediante vari simboli, nella fascia dei «borghi» periferici - esclusa la zon~ industriale vera e propria - 23 industrie: 3 alimentari e 20 cc piccole industrie » 9 • È evidente quindi che la manodopera industriale nei «borghi» periferici è in netta minoranza rispetto a·gli artigiani. Inoltre, trattandosi in genere di impieghi in industrie conserviere, le prestazioni sono quasi sempre stagionali e mal retribuite. Fra quelle dei «borghi» periferici la situazione media degli addetti alle industrie conserviere si verifica a Barra. Qui, tranne i pochissimi che sono occupati presso l'Aeder di Pomigliano d'Arco e presso le Raffinerie, la gran parte degli «attivi » che risultano addetti al settore secondario, lavora presso le industrie conserviere, loca'li e di S. Giovanni a Teduccio. Nelle fabbriche conserviere si lavor~ solamente nel periodo estivo, in industrie private che, spessissimo, retribuiscono con un sottosalario, - specialmente il personale femminile - senza corrispondere contributi o assegni di sorta. Le famiglie così accumulano quel reddito che dovrà ba·stare per tutto l'anno. Il più delle volte, d'inverno, si riesce a vivere rivendendo o pegnorando quanto era stato acquistato durante l'estate. La situazione media degli artigiani dei «borghi » periferici si verifica a S. Pietro a Patierno. Qui, ad esclusione delle poche maestranze industriali (circa 200 persone), la gran parte degli addetti al settore secondario lavora in proprio come artigiano calzolaio. Siccome,. in pal'- ticolare nel settore delle calzature il prodott? artigianale è stato soppiantato da quello dell'industria, questo ceto artigiano è in crisi. Questo accade anche nei quartieri del centro di Napoli dove i calzolai sono meglio organizzati. Gli artigiani di S. Pietro, non potendo sostenere la concorrenza, fabbricano esclusivamente un prodotto destinato a quanti non possono permettersi la spesa di un paio di scarpe nuove: riadattano le scarpe vecchie, con suole scadenti e cartone, attraverso un particolare processo di trasformazione, e le rivendono poi sui mercati della provincia. Il guadagno oscilla tra le 50 e le 200 lire per paio : nella maggior parte 9 La Relazione citata avverte: « Le piccole industrie sono molto spesso alloggiate negli scantinati o nei cortili dei vecchi palazzi, con vari adattamenti•. 99 .J ibliotecaGino Bianco
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