Costituzione e democrazia di Vittorio de Caprariis Il breve discorso con cui il senatore Merzagora ha voluto commentare, il 25 febbraio scorso, l'annuncio delle dimissioni del governo date dall'on. Segni al Senato della Repubblica è stato un episodio di eccezionale gravità, per la carica ricoperta dalla persona che lo pronunciava, per il momento in cui è stato pronunciato, e soprattutto per il suo contenuto. Non sappiamo se siano vere o false le voci che sono circolate, all'indomani di quel discorso, sulle ragioni che avevano indotto il sen. :tvlerzagora a parlare, ed a parlare così come aveva parlato; e non c'interessa saperlo. I fatti, ci sembra, sono già abbastanza gravi in sè, e non c'è veramente bjsogno di ricercare le più o meno riposte intenzioni cl1e sarebbero state alla loro genesi, per giudicarli. E i fatti sono che il Presidente del Senato ha potuto, dal suo seggio di presidente, fare delle affern1azioni che volevano essere una denuncia di certi fenomeni che egli riteneva degenerativi della vita democratica del nostro paese, ma che, agli orecchi di molti, sono suonate co1ne un attacco al regime; ed ha potuto farle in un mon1ento assai delicato, aprendo, o rischiando di a1Jrire, come è stato detto, una cc crisi nella crisi », aggiungendo, o riscl1iando di aggiungere, alla crisi politica delle difficoltà costituzionali. Non è certo a caso che le parole del sen. Merzagora siano state assunte come una bandiera da piantare nel campo avverso così dai neofascisti come dai co1nunisti, da coloro, cioè, che sono stati e restano i piì1 conseguenti avversari del regime democratico in Italia; e che siano state fatte proprie da quella parte della stampa cosiddetta indipendente, che patrocina più o meno apertamente una soluzione della crisi (ancora in atto nel momento in cui scriviamo) in chiave di fronte nazionale clerical-conservatore, che immobilizzi la si7 Bib·liotecaginobianc~
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