nel, Nord e la condizione operaia nel Sud, costituisce una forzatnra delle leggi economiche, destinata a risolversi, nel perseguire un miraggio illusorio di giustizia sociale, in effetti nettamente controproducenti sul livello di occupazione. Tali preoccupazioni non sono d'altra parte un appannaggio esclusivo di quella pubblicistica economica che più direttamente riflette il punto di vista delle classi imprenditoriali, e nella quale la impresa marginale, con un piede dentro e uno fuori del mercato, è diventata un po' lo schermo di una polemica indiscriminata. Le preoccupazioni del Lenti sono state in parte condivise dal governo, che, per bocca dell'on. Zaccagnini, ha vagamente enunciato la possibilità di una iniziale applicazione elastica della legge; e, soprattutto, ha assunto l'impegno di concedere alle industrie più direttamente colpite dall'aumento degli oneri salariali il beneficio di agevolazioni compensative. Ancora più significativo è il fatto che il malcontento delle categorie piccolo-imprenditive abbia avuto una inattesa ed indiretta eco nella sessione di ottobre del Comitato Direttivo della CGIL. Nel corso di tale riunione, varie voci si sono levate a chiedere che, ferma restando l'applicazione indiscriminata della legge nei confronti di tutte le aziende, non escluse quelle artigiane, la politica contrattuale venisse d'ora in avanti impostata su basi differenziate in ragione delle dimensioni aziendali. È stato trasparente, nella stessa posizione del problema, il tentativo di offrire una concreta contropartita agli imprenditori minori, sì da non pregiudicare ulteriormente la possibilità di alleanze con questi ultimi nel quadro delle varie iniziative, in cui l'azione di classé si stempera nella multiforme gamma dei ,, comitati di rinascita n, dei convegni per la salvezza dell'economia cittadina, nell'agitazione protestataria contro i monopoli del Nord. La netta opposizione manifestata nella stessa sede dall' on. Foa (socialista) contro un siffatto trasferimento sul piano sindacale e salariale di esigenze proprie della linea cli alleanze interclassiste perseguita con costanza dal P. C.I. può essere senz'altro intesa come l'espressione di una più matura coscienza sindacale: questa non può che respingere qualsiasi innaturale connubio tra interessi antagonisti, e neppw·e può subire passivamente i dati della struttura economica del Paese, offrendo la propria solidarietà a quei settori dell'industria, in cui la modesta dimensione operativa tanto spesso coincide con l'arretratezza strutturale, l'inadeguatezza degli impianti, l'insufficienza della gestione o la mediocrità imprenditiva. Vale peraltro la constatazione che la novità economica po1tata 83 BibliotecaGino Bianco
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