muuo comune: l'applicazione dei contratti collettivi è in diretta ragione <lella dimensione aziendale, e tende a decrescere man mano che dalle regioni industriali del Nord si passa alle provinde a prevalente economia agricola e terziaria, o comunque caratterizzate dai più bassi indici <li concentrazione industriale. In talune industrie, come abbiamo visto, il mercato del lavoro appare pressoche totalmente clomiuato dalla « norma sindacale », e le eccezioni hanno un carattere meramente episodico; in altre, l'ampiezza delle evasioni e lo scarto esistente tra salari contrattuali e salari subcontrattuali sono tali, che ben a ragione può affermarsi l'esistenza di due distinti mercati del lavoro, coesistenti nello stesso settore e, in rapporto reciproco variabile, nello stesso territorio. E mentre nel primo caso la legge sui trattamenti minimi verrà se·mplicemente a consolidare una struttura già operante, nel secondo essa si troverà impegnata nel più ambizioso compito di unificare due forme di mercato salariale, l'una dominata dalla contrattazione sindacale - ovvero, secondo la più corrente dottrina economica, dalle leggi del monopolio bilaterale -, l'altra, di contro, affida_ta alla pura e semplice contrattazione individuale. L'unificazione tra queste due forme di mercato, sia pure operata ex post - si rammenta che la legge riguarda i soli contratti già stipulati, e pertanto non inibisce, per il futuro, la· ricostituzione della frattura preesistente - non potrà non avere effetti economici di sensibile portata. Secondo le più pessimistiche previsioni, di cui ad esempio si è fatto portavoce Libero Lenti nel già rammentato fondo del massimo quotidiano milanese, l'imposizione alle aziende a più bassa produttività di un saggio salariale identico a quello già applicato nel resto dell'industria, avrebbe come naturale conseguenza l'espulsione dal mercato di una parte di esse, o, quanto meno, varrebbe a provocare una seria diminuzione dell'occupazione o a scoraggiare le nuove intraprese. La scarsità di capitali a buon mercato, d'altra parte, renderebbe pressochè impossibile quella compensazione dei più elevati costi del lavoro mediante l'introduzione di tecnologie labor-saving, in cui gli « economisti del benessere», dagli Webbs al Pigou, avevano individuato lo aspetto più positivo della pressione sindacale, da essi. descritta come un vero e proprio incentivo capillare alla modernizzazione dell'apparato produttivo. Ove ciò fosse vero, sarebbe giocoforza concludere che la lodevole intenzione del legislatore di superare d'un balzo i più stridenti squilibri tra i redditi operai, e di rimuovere alcuni aspetti appariscenti del profondo divario esistente tra la condizione operai~ 82 BibliotecaGino Bianco
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