Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

INCHIESTE La '' banlieue '' napoletana di Emilio Luongo e Antonio Oliva In virtù dei decreti legge del 15 novembre 1925 e del 3 giugno 1926, al tenimento del Comune di Napoli venivano aggregate dieci comunità dell'immediato circondario, le quali, fino a quella data, si erano rette mediante amministrazioni autonome. Esse sono: Miano, Piscinola, Barra, Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, S. Pietro a Patierno, Secondigliano Pianura, Soccavo, Chiaiano ed uniti. Entrambi i decreti di incorporazione fanno parte di quel complesso di leggi che· il fascismo, due anni dopo la scalata al potere, definì con facile retorica: « Legge per la Grande Napoli ». Come è noto, tra le altre cose, tali leggi prevedevano il passaggio al comune di Napoli delle gestioni daziarie governative, lavori di ampliamento del porto per una· spesa di 1600 milioni in otto anni, la costituzione di un Provveditorato per le Opere Pubbliche e la istituzione di un Alto Commissariato « ... per promuovere e coordinare tutte le attività dirette al sol1ecjto miglioramento delle condizioni economiche e sociali ed al riordinamento ed incremento dei pubblici servizi >). Tutto questo complesso di provve.:. dimenti fu evidentemente previsto in funzione di un accentramento a~ministrativo, contrario ad ogni logica· ed in contrasto col pensiero di quanti, in precedenza si erano occupati dei problemi napoletani con serietà d'intenti. Il gigantesco intervento ebbe risultati superficiali ed il più delle volte di effetto limitato : le aree di depressione urbana e societaria, situate al centro della città, non videro affatto migliorata la propria condizione; i 25.154 terranei, occupati da 102.629 persone e classificati come « non destinabili ad abitazione », continuarono ad essere abitati; e~ in moltissimi casi l'indice di affollamento di queste zone subì un aumento, dovuto all'afflusso di coloro che provenivano dalle zone cittadine che si andavano bonificando. 77 Bibliotecaginobianco

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