Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

lo stabilimento di Pozzuoli, che rimane il contributo più importante del-· l'industria privata settentrionale all'industrializzazione del Mezzogiorno: pionieristico anche per tanti altri aspetti, non strettamente imprenditoria'li. Ma è anche e soprattutto in base a t1n altro titolo che a noi sembra si possa parlare di un Olivetti meridionalista. Ne scrivevano sul « Giorno » pochi giorni prima della stia morte e ne abbiamo scritto su « Nord e Sud » quando, alcuni mesi or sono, abbiamo recensito il libro di Ottieri sui disoccuoati che « assalivano » e cc assediavano » lo stabili- ..L mento di Pozzuoli: si tratta del fordismo di Adriano Olivetti, di quelle che Ottieri chiama le tesi di strategia sociale che determinano l'indirizzo della politica delle assunzioni seguita dalla « Olivetti ». Sono tesi intorno alle quali si dovrebbero svolgere indagini e che dovrebbero far accendere una approfondita discussione. Noi qui ci limitiamo a riproporle, ancora una volta, così come le abbiamo riproposte sul cc Giorno », perchè riteniamo che com11nque esse rappresentano un originale contributo alla più generale discussione stilla questione meridionale; sappiamo poi quale importanza vi attribuiva Olivetti, onde riteniamo che riproporre quelle sue tesi sia uno dei modi migliori per lasciare nella collezione della nostra rivista meridionalista duraturo ricordo di lui. Il fordismo di Adriano Olivetti si fondava sulla necessità di « non polverizzare i salari », di promuovere la formazione di alcune cc isole », sempre più n_umerose, di ricchezze concentrate,. cc che facciano vivere, indirettamente, altre famiglie » (Ottieri, Donnart,mma alr assalto, Bompiani, 1959); e perciò esso sembra anzitutto rimettere in discussione certe tesi di Salvemini, dell' « Unità n e dei suoi collaboratori. E infatti, secondo la tradizionale impostazione salveminiana una politica economica ispirata dalla preoccupazione della questione meridionale e dalla consapevolezza· dei problemi nazionali di sviluppo e di l)iena occupazione che ne derivano dovrebbe essere in grado di resistere alle pressioni dei sindacati e delle maestranze organizzate. E ciò percl1è si tratta di far valere gli interessi generali di coloro che sono ancora disoccupati nei confronti degli interessi particolari di coloro che risultano già occupati. A destra ci si è impadroniti dell'aspetto formale di queste preoc- ·cupazioni salveminiane; e tutte le volte che viene messa in discussione la politica dei salari, tutte le volte che da sinistra si avanzano rivendica·zioni e si propongono riforme - anche se queste non investono direttame11te i rapporti fra occupati e disoccupati - si chiamano in causa Salvemini, Einaudi, la questione meridionale, il protezionismo operaio. Ma, naturalmente, si dimentica di aggiungere che, per poter accettare volontariamente sacrifici e rinunzie, i sindacatj operai e le maestranze organizzate devono essere adeguatamente rappresentati nel governo : in rnodo tale da essere garantiti che non ad essi soltanto si chiedono quei sacrifici e quelle rinunzie, che non da essi soltanto si ptetende una disciplina che implica· l'accantonamento delle rivendicazioni particolari, di categoria e di classe, a favore dei programmi di sviluppo dell'occupazione e del reddito. 72 Bibliotecaginobianco

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