Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

nelle scuole medie cl1e estenda ad esso garanzie finora riservate ai soli professori universitari, queste ed altre richieste hanno poi dato sostanza a quell'affermazione. Richieste, tutte, che rispo11devano ad una giusta ragione -di principio, ma che tradivano pure (com'è altrettanto giusto) la presentè preocct1pazione di porre un argine alle ingerenze del potere politico e degli alti bl1rocrati. Così è rimasto in ombra il fatto che la sct1ola italiana (e l'Università in particolare) è sufficientemente autonoma dal punto di vista amministrativo, n1entre non lo è quasi affatto da quello didattico: una situazione che testimonia di una stupefacente inversione di quelli che dovrebbero essere i compiti propri dell'istituto scolastico. Dovremmo, anzi, dire cl1e l'autonomia amministrativa è, in certi casi, perfino eccessiva, conducendo ad una dispersione o ad una cattiva utilizzazione delle risorse esistenti, e che sarebbe at1spicabile la sottrazione a singoli organismi di certi poteri, per affidarli a più ampi comitati di coordinamento. Come mai quest'ultimo aspetto, che non poteva essere ignorato da esperti t1omini di scuola, è stato quasi del tt1tto assente dal dibattito? La spiegazione non è difficile, quando si consideri che ogni tentativo di coordinamento e di programmazione, a livello più alto di qt1ello attuale, viene inteso come aumento del potere della burocrazia, e come tale temuto, per ql1ella identificazione di Stato e Governo perseguita dal partito d-emocristiano, giustamente denunciata da Raggl1ianti. In attesa di tempi migliori, la richiesta dell'autonomia assume così significato strettamente difensivo. Val la pena di ricordare, ad ogni 1nodo, cl1e alle leggi non si può far credito di una forza tale da impedire ogni svolgime11to alle tentazioni autoritarie: i git1risti {ed i politici) sa11no bene che, più di og11i Costituzione f armale, vale la Costituzione materiale, cioè l'effettiva pratica determinata dalle forze politiche prevalenti. È questo il li1nite di tutte le impostazioni meramente legislative. Limite che fa presto a mt1tarsi in contraddizione qua11do coloro i quali affermano già realizzate le condizioni di un regime non democratico ritengono che un più sapiente git1oco di eq_ui]ibri giuridici sia lo strumento idoneo per riportare a democrazia il sistema. Si riprod11cono qui le incertezze e le ambigt1ità di una situazione politica nella quale le forze delr opposizione democratica continuano nel difficile tentativo di ricondurre la loro azione politica nel quadro di uno Stato che sempre meno rassomiglia a quello in cui esse posso110 riconoscersi. * * * Il senatore Luigi Einaudi - noncura11te delle interpretazjoni che del suo pensiero potevano venire date per la contingenza in cui veniva diffuso e per il luogo ove trovava espressione - ha affrontato in due articoli i problemi delle regioni e del referen-dum (Regioni e referendum, nel « Corriere della Sera», 2 marzo 1960; Conoscere per legiferare, ivi, 3 marzo 1960). Un inventario ed t1n commento delle principali ragioni da lui espresse non può essere senza interesse. 68 Bibliotecaginobianco

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