Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

Durante la crisi palermitana, una riunione della giunta esecutiva re- • gionale e del direttivo del gruppo parlamentare della D.C. si è conclusa ron l'approvazione di un ordine del giorno che afferrriava r esigenza urgente di un «ritorno alla normalità democratica)). E si è detto 7Jiùvolte, nel corso di quella crisi, dai vari D'Angelo e Carollo, che il porro unum per la D.C. non poteva essere che il ritorno al potere prinia delle elezioni, il rovesciamento di Milazzo, l'espulsione dei comunisti dai centri di potere in cui si sono insediati. Ora, si può anche concedere che nella situazione data un partito con vocazione di governo non poteva non perseguire questi obiettivi; e si può anche riconoscere clie essi costituivano un porro unum e che l'esigenza di verificare in quali centri di potere si f assero effettivarriente insediati i comunisti doveva essere sentita, in comune con la D.C., da tutti i democratici; ma non si può certo asserire che basti il rovesciamento di Milazzo e il ritorno dei democristiani al potere per instaurare la cc norrn/alità democratica » . Sembra ùif atti assai difficile stabilire in che cosa consista per la Sicilia, e per gran parte del Mezzo·giorno, la « normalità democratica». Certo assai lontana dalla « normalità democratica » deve ritenersi ogni situazione di tipo milazzistico. È stato giustamente rilevato da Pasq1,ale Bandiera su « La Voce repubblicana » che la « rivolta milazziana » altro non era che « la rivolta baronale co1itro il potere centrale »; e clie « ci voleva tutta la cecità comunista per non afferrare immediatamente il sigriificato dell'operazione Milazzo o almeno il significato che le forze di destra davano a quell'operazione e per scambiare una · scissione a destra nella Democrazia cristiana come una rivendicazione dei valori autonomistici e una affermazione democratica». Ricordiamo pure che nei giorni dell'operazione Milazzo un nostro a1nico, che si professa scelbiano convinto e aritifanfaniano zelante, ci parlava con molta indulgenza della rivolta milazziana; una indulgenza che ci sembrava in contrasto e alquanto sospetta se messa a confronto con la « sensibilità anticomunista » di cui il nostro amico era sempre andato assai fiero e che i-nfatti è poi nei suoi atteggiamenti torriata a farsi valere, contro Milazzo e la sua giunta, non appena l'o1i. Fanfarii e il suo goverrio ebbero dato le dimissioni. Quanto alle bandiere delf autonomia, instancabilme1ite agitate dai rnilazziani, c'è a questo proposito una consiclerazione molto acuta di François Bondy (che, dopo un suo viaggio in Sicilia, ha scritto in genriaio, su cc Preuves », ttn articolo n1olto intelligente: Sicile no11veau Texas) da cui si deduce agevolmente che non sempre le bandiere della autonomia sventolano insieme a quelle della democrazia: vi sono molti 4 Bibliotecaginobianco

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