punti programmatici del Centro; e all'uopo quest'ultimo auspica un'azione nell'ambito della Confagricoltura affinchè quest ultima attui una politica di fermezza e di indipendenza verso quelle organizzazioni che sembrano vincolarne i movimenti. Ma, a guardare realisticamente le cose, non si vede in qual modo codesta autonomia possa manifestarsi quando si ammette una situazione di dipen-denza finanziaria della Confagricoltura dalla Federconsorzi (cfr. punto 2 del programma). Nè si comprende come gli agricoltori possano sottrarre i consorzi Agrari al controllo della Federconsorzi, o addirittura dar vita a nuovi organismi economici autonomi. La cosa sarà forse realizzabile in qualche zona a particolari condizioni ambientali; nella grande maggioranza del territorio nazionale è pressoché impossibile scardinare - rebus sic stantibus - una struttura capillare che si basa su potenti richiami. I Consorzi Agrari acquistano a pronta cassa merci esuberanti rispetto al consumo e che quindi in regime di libero mercato resterebbero largamente invendute; i Consorzi Agrari, in conseguenza ed in subordine al servizio dianzi accennato, assolvono a funzioni creditizie cl1e legano definitivamente, in un rapporto di dipendenza, l'agricoltore che non può certo contare su autofinanziamenti aziendali. Tutto codesto meccanismo è reso possibile dall'intervento del Tesoro dello Stato che concorre ogni anno con centinaia di miliardi a fi11anziare la gestione degli ammassi ed a coprirne le perdite. È anche noto - e si cita in proposito una informazione .di A. Palazzo contenuta nell'Agenzia ARNIA del 10 giugno 1957 - che circa la metà dell'esborso statale non va a finanziare le spese di immagazzinamento e di conservazione dei cereali, ma confluisce direttamente ad una cassa di compensazione gestita dalla Federconsorzi, cassa che a sua volta alimenta erogazioni varie a giornali, movimenti politici ecc. Una integra!~ modifica dell'attuale disciplina dei cereali, pertanto, oltre a corrispondere ai principi di una sana economia agricola e nazionale, permetterebbe altresì di tarpare efficacemente le ali ad uno dei più potenti gruppi di pressione che agiscano nel nostro paese. Ora, il « piano Mansholt » affronta decisamente il problema cerealicolo della Comunità in vista del raggiungimento di un maggiore equilibrio fra offerta e domanda; e quindi respinge la politica di sostegno, che agli effetti pratici contribuisce solo a creare nuove eccedenze. All'uopo il piano dell'esperto olandese prevede l'istituzione di un Ufficio Europeo dei Cereali quale organo esecutivo, sotto il controllo della Commissione Economica Europea, per il coordinamento di tutti i sistemi nazionali esistenti ed al fine di raggiungere il mercato unico. È sufficientemente cl1iaro che, in caso di accoglimento delle proposte suddette, sarebbe molto difficile per la Federconsorzi conservare l'attuale controllo sulla ben nota rete organizzativa, con. tutte le implicite conseguenze sopra accennate. A meno che l'influenza politica di codesto Ente non sia pervenuta ad un punto tale da condizionare anche i futuri sviluppi comunitari. È i11base alle predette argomentazioni che si ritiene opportuno 55 Biblioteca_ginobianèo
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