che quando lo Stato fornisce un servizio è naturale che chi voglia· farne a 1neno paghi a sue spese questa sua scelta, a noi sembra che il problema posto in questi termini è un problema astratto: poichè v'è una questione pregiudiziale, che è quella dell'interesse generale dei cittadini, e dunque dello Stato, alla serietà di tutte le scuole, private o pt1bbliche cl1e siano, interesse le cui ragioni riteniamo superfluo sottolineare tanto sono evidenti. Ma in Italia - e l'on. Segni che è innanzi tutto un uomo che ha vissuto nella scuola·, sia pure in quella universitaria, lo sa molto meglio di noi - la scuola privata è ad un livello bassissimo: fatte poche e nobili eccezioni, essa è il rifugio di coloro che non riescono a superare le prove 11ella scuola pubblica e che, nella caccia frenetica: al titolo di studio che sembra caratterizzare questa nostra epoca, si fanno taglieggiare dagli istituti privati nell~ speranza di raggiungere quella meta che altrimenti non raggjungerebbero mai. Come si può pensare di adattare il nobilissimo e rispettabilissimo principio della libertà di insegnamento ad u11arealtà cosiffatta? Come si pt1Òpensare seriamente di finanziare a spese dei cittadini, di tutti i cittadini, questa scuola privata? Un nostro amico, illustre universitario e austera coscienza di cattolico, affermava che la prospettiva delle borse di studio agli alunni della scuola privata gli faceva a·ccapponare la pelle: la scuola, egli affermava, è una cosa troppo seria e troppo importante nella vita del paese perchè possa servire come occasione di esercizi demagogici. · Finalmente, non si riesce a comprendere perchè ci si preoccupa tanto dell'ingresso dell'jdeologia nella· scuola quando, sciaguratamente, anche nella scuola pubblica sta trionfalmente entrando l'ignoranza. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato stralci delle relazioni delle commissioni esaminatrici dei più recenti concorsi per insegnanti nella scuola media e nei ginnasi-licei: la sola conclusione che si può trarre da questa pubblicazione è che siamo sull'orlo dell'abisso. La scuola italiana sta· per passare nelle mani di professori impreparatj ed ignoranti, e la nostra classe dirigente sta a trastullarsi con le disquisizioni ideologiche e con le prospettive mirabolanti. Le relazioni su menzionate ci informano che la stra·grande maggioranza di coloro che insegnano già nella scuola italiana come supplenti sono assai lontani dalla semplice abilitazione, risultano, cioè, all'esame di concorso, profondamente imp;reparati all'insegnamento; e nel contempo v'è chi pensa cl1e il pericolo principale consista nell'infiltrazione dell'ideologia, nel laicismo o in non sappiamo più quale altra diavoleria. Parimenti, si parla con leggerezza inaudita della possibilità di creare settantacinquemila nuovi inseg11anti nei prossimi dieci anni, quando negli ultimi quindici anni se ne sono create solo pochissime migliaia: di veramente meritevoli. E per sopramercato v'è già il progetto di ammettere i maestri elementari come insegnanti nella scuola media, in quel che, con un poco elegante eufemismo, si chiama il completamento della scuola dell'obbligo. Ma· si è mai fatta un'indagine sugli esami di ammissione ai vari istituti superiori di magistero per stabilire la percentuale dei maestri che scrivevano con errori di ortografia? Sono questi i 50 Bibliotecagi nobianco
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