Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

sembrano' presentarsi alle élites culturali, ai gruppi politici, agli indipendenti, ai solinghi liberali italiani, quando certi cc miti » che l1anno fornito e forniranno ancora forse stimolo ad una dignitosa sopravvivenza - quali l'« apertura a sinistra» - si avviano, a verificarsi in prosaica realtà, quando nuov,e scadenze elettorali costringono nuovan1ente a cc fare i conti » - proprio oggi sarebbe più che mai necessario proclamare che non può nè deve essere sorte dei liberali italiani continuare a fare delle riviste, indire dei convegni, presentarsi come indipendenti nelle liste socialiste. Certo, tutto ciò si è fatto, si fa e si farà, perchè non si cambia .dall'oggi al domani una penosa realtà. Con la coscienza, peraltro, che se veramente questa fosse non una serie di passeggeri adattamenti ad una crisi temporanea, ma una soluzione irreversibile, allora non sarebbe più possibile parlare di crisi del liberalismo, diverrebbe necessario, invece, parlare di fine della tradizjone politica del liberalismo; di const1nzio11edegli ultimi resti di questa nobile vicenda. Il che, però, 11011solo sembra t1n po' duro, ma altresì 1tie11teaffatto verosimile. Non fosse altro, perchè ovunque ci si giri, nell'Italia e nelrEuropa di oggi (non dico nel m9ndo'.I perchè il mondo mi sembra, nonostante tutto, ancora troppo gra11de) non si vede altro che problemi di libertà; problemi di libertà costituzionale, economica, morale, intellettuale. E si vede pure che nessuna delle tradizionali forze << sociali » può lJiÙ ignorate questi problemi; e ogni volta che gruppi ed individui liberali li abbiano formulati apertamente, le grandi forze « sociali » hanno dovuto accogliere la formula, e magari deformandola a loro ;modo cercare di attuarla. Perfino le leggi e riforme promosse dai cattolici in Italia si possono considerare tentativi di leggi e riforme << liberali » : di codificazione, cioè, di disciplina in senso conforme agli ideali e agli interessi cattolici, di fermenti ed esigenze di libertà. E perciò, prima di piegare il capo al verdetto della Storia, prima di rassegnarsi a un nuovo corso della storia della democrazia moderna, fatto di liberalismo senza liberali e di liberali senza forze, ci sembrerebbe opportuno verificare ancora1 se realmente questo è il verdetto e questo il destino. Ognuno ha il diritto di coltivare i propri sogni: c'è chi coltiva quello del liberalismo difeso con la scienza e col giornalis1no; chi coltiva quello del liberalismo difeso con un abile e abbastanza onesto cabotaggio politico; chi, i11fìne,coltiva il sogno d'un libera1 lismo incarnato in un qualsivoglia cc partito democratico della libertà ». Quest'ultimo sogno può valere almeno come una n~bile epigrafe. 48 Bibliotecaginobianco I

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