massa, cl1e costituisce la ragion d'essere di questo tipo di ricerca, forse 110n è altro che « a mirror into which the sociologist looks, seeing his O\\'n impotence at a given historical moment and making it eterna! » 7 • E lo studio di molti degli atteggiamenti attribuiti al cosiddetto uomo - massa andrebbe piuttosto la·sciato alla storia e alla filosofia, che, una volta arricchite delle più serie esperienze sociologiche, continuano ad essere assai meno esposte alle lusinghe dell'immaginazione pseudoconcettuale. Esse, a tutt'oggi, sono assai meglio preparate a distinguere, nell'esaminare i fenomeni che vengono attribuiti alla specie dell'uomo - massa, o a qualche sua sottospecie, quali colpe o peccati sono cc sociologici » e quali sono propriamente « universali », cc categoriali ». Ma dell'uomo-massa, o ordinary man, le cui gesta, o meglio si direbbe non-gesta, dànno principalmente luogo a molte sociologiche profezie di sciagura, ci preme qui sottolineare soltanto una cosa: egli continua ad essere sostanzialmente separato dall' establishment, e ciò per effetto di una formazione diversa da quella del membro d'élite. E qui ca·de opportuna un'osservazione pregiudiziale a proposito di superdotati e sottodotati. L'uomo-massa, l'uomo comune, agli occhi delle élites appare, sotto ogni riguardo, un sottodotato. Ma è un modo di vedere tendenzioso, cc funzionale », legato al bisogno di mantenere lo status quo. I sottodotati ~sistono, certamente, ma sono, oggi come ieri, una minoranza·: una minoranza anche consistente, se si vt1ole, come del resto è consistente quella dei superdotati, ma pur sempre una minoranza. La maggioranza degli uomini sta tra gli uni e gli altri. Non è superdotata e non è sottodotata: è dotata. In fondo le speranze di progresso sono legate al riconoscimento di questa semplice e banale verità: giacchè le normali doti umane sono suscettibili di enormi sviluppi, purchè non vengano, come oggi ancora accade, appiattite, compresse, atrofizzate negli anni critici del processo di formazione della personalità. Non è infrequente che una tale ammissione sia fatta a favore del singolo individuo: le cose mutano quando si tratta di estenderla a decine di milioni di membri della società. Allora una cortina di pregiudizi ereditati da epoche di minor sensibilità morale, e di minor coscienza storica, fa velo alla mente. Ma nella seconda metà del XX secolo non è più possibile difendere i M1CHAEL HARRINGTON, Culture and the Industriai, World, in « The New 1 Leader », 7 settembre 1959. Ma per l'analisi del concetto di massa, e suoi derivati, cfr. particolarmente il bel libro dell'inglese RAYMOND WII..LIAMs, Culture and So-- ciety 1780-1950, Columbia University Press, 1958, pag. 297 e segg .. 33 Bibliotecaginobianco •
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