Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

culturali, o almeno da una certa parte di esse, per la quale il « disprezzo della massa » è diventato un vero e proprio valore cultt1rale, e quasi una professione. In taluni il disprezzo s'accompagna alla malinconia: ogni volta che la massa applaude un demagogo, o si agita per un quiz televisivo, o incita a gran voce una squadra di calcio, o compra entusiasticamente .qualche milione di Bambi di ceramica, o si esalta per un comico di avanspettacolo dedito alle barzellette stercorarie, la malin-- conia diventa pungente, gli eventuali ideali progressisti almeno per un momento vacillano, il senso di appartenere ad un'altra umanità si fa acuto. Talora sopraggiunge la te11tazione di vedere tutta la storia umana come una lotta, ora aperta· ora sorda, tra il positivo delle élites e il negativo della massa sottodotata. · . Non è, per la verità, proprio lo stesso sentimento cl1e le élites provava110 per la moltitudine nell' ancien régin1e. Allora nessuno si faceva illusioni: il disprezzo per l'uomo comune era: aprioristico, era un dogma. Le illusioni sono venute dopo che le rivoluzioni borghesi avevano messo in moto nuove forze storiche e suscitato nuove idee (chi non le condivise 1nai davvero fu la Cl1iesa, e infatti proprio da alcuni suoi settori venne la più dura opposizione all'i11troduzione dell'istruzione elementare obbligatoria, cioè al primo chiaro atto di fiducia nell'uomo comt1ne). Oggi il disprezzo che molti membri delle élites provano per la massa contiene una grande dose di delusione. Infatti il miglioramento generale delle condizioni di vita, l'istruzione elementare obbligatoria, l'instaurazione della democrazia politica, l'aumento del tempo libero, aveva?o fatto sperare in un grande risveglio intellettuale e morale della maggioranza. I fenome11i negativi cl1e vengono riportati alla civiltà di massa sembrano aver inferto t1n gravissimo colpo a queste speranze. I progressi delle società moderne non solo 110n sono stati seguiti dal miglioramento intellettuale e culturale dell'uomo comune, ma addirittura sembrano dissolversi in una condizione di abbrutimento della maggioranza ancor più desolante, percl1è aggressiva: e all pervading. Ne deriva un cupo pessimismo sulla natura umana: quella dell'uomo comune, ovviamente, giacchè gli altri sono per definizione gli eletti. È una visione lugubre della società moderna, cui ha molto contribuito la· ricerca sociologica stilla civiltà di massa. Questa ricerca ha anche i suoi meriti, ma 11elco1nplesso è decisamente romanzesca. Troppo spesso tradisce una profonda mancanza di senso storico, e un'eccessiva te11denza ad assolutizzare giudizi congiunturali o ad accreditare come conclusioni scientifiche cong~tture puramente moralistiche. La stessa 32· Bibliotecaginobianco

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