Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

è il numero delle cariche cui si provvede con elezioni. Del resto, sono stati gli americani ad inventare le parole boss e machines ! Chiunque abbia t1n po' di familiarità con la letteratura politica americana sa quanto aspre siano state le polemiche e le lotte intorno alle cc macchine » dei partiti, quanto fervidi siano stati gli attacchi alla partitocrazia al livello degli stati, e sa anche come presidenti energici e prestigiosi, i quali pur -potevano gettare nella lotta il peso del potere federale, siano stati costretti, a volte, a rinunciare all'idea di avversare queste cc macchine». Finalmente, non va dimenticato che gli Stati Uniti sono uno dei paesi più avanzati al mondo dal punto di vista della istituzionalizzazione dei partiti politici, dal punto di vista cioè, di quelle riforme istituzionali cui sopra si accennava: si pensi che già nel 1903 uno stato, il Wisconsin, promulgava una legge che rendeva obbligatorie le cosiddette primarie dirette per la designazione dei candidati alle va1ie cariche, e che nel 1917 tutti gli stati, tranne quattro, avevano leggi analoghe. D'altra parte, per dovere di completezza, si d,eve aggiungere cl1e molti studiosi americani di scjenze politiche criticano apertamente l'attuale struttura dei partiti politici nel loro paese, a cui fanno carico di molti difetti della vita politica degli Stati Uniti, e chiedono che i partiti stessi divengano più simili ai loro confratelli europei: cc Verso un più responsabile sjstema bipartitico >>, si intitola il rapporto che ha pubblicato nel 1950 il « Comitato sui partiti politici» dell' American Political Science Association, un agile volumetto, la cui lettura sarebbe di estremo interesse per i vari Ronzini che si occupa110 di siffatti problemi nel « Corriere della Sera». Qualunque cosa si voglia pensare di questa esigenza fatta valere dai colleghi americani (ed io penso che, tutto considerato, sia preferibile conservare l'attuale equilibrio), essa dimostra tuttavia, quanto superficiale sia l'informazione che si ha da noi. Questa lunga parentesi sulle esperienze inglese ed americana vale a dimostrare che quello cl1e si considera erroneamente come un problen1a soltanto italiano è jn realtà comune a tutti i paesi democratici (e non può non essere così) e che quello che si considera sommariamente un male non è poi tale, o non lo è nelle proporzioni cl1e si vogliono dare ad intendere; e vale a dimostrare, soprattutto, quanto complesse siano le questioni e quanto vasta ed organica debba essere la riforma da introdurre in Italia. Poichè è evidente che il problema va affrontato e risolto non solo con una legislazione sui partiti politici che riconosca la loro funzione di istituto della democrazia moderna e 15 Bibliotecaginobianco

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