Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

gli altri, i quali sanno che l'abbandono del partito significa la rinuncia al mandato parlamentare. Ed a coloro i quali declamano così volentieri contro gli apparati, opponendo la democrazia formale italiana a quella sostanzìale britannica, vorremmo ricordare cl1e anche lì gli apparati contano, e contano molto; e che l'assegnazione ad un candidato di t1n collegio marginale, cioè incerto, è per lo più un modo elegante con cui il partito si disfà di coloro sulla cui fedeltà sa di non poter contare. E finalm,ente vorremmo ricordare ai nostalgicj dei voti ·di sfiducia che più volte si sono avuti rimpasti più o meno ampi e mutamenti di primi ministri senza voti di sfìd11cia alla Camera dei Comuni: la differenza, si potrebbe dire paradossalmente, sta tutta nel fatto che noi chiamia1no crisi ciò che gli inglesi chiamano pudicamente reshuffle. Del resto, entro quali limiti si possa parlare per l'Inghilterra di governo parlamentare aveva già indicato Walter Badgehot nel s110 The English Constitution, la cui prima parte apparve nel 186,5. Certo non ci nascondiamo le differenze che vi sono tra il sistema inglese ed il nostro, e noi stessi abbiamo avvertito che il parallelo tra la crisi e reshuffle è 11n paradosso: ma ciò_cl1e conta è che anche in Inghilterra, piaccia o no, vige un regime di partiti, una partitocrazia. L'esempio americano, su cui Lt1igi Einaudi ha maggiormente insistito, può parere a prima vista più probante: pure, noi non gli opporremo il guicciardi11iano: <( quanto si ingannano coloro che a ogni parola allegano e' Romani! ». A noi sembra in verità che anche l'esperienza americana, se valutata attentamente, porta alle stesse co11clt1sioni. Si deve innanzitutto tener conto del fatto cl1e la vastità enorme della Federazione statunitense è di per se stessa un rallentatore della centralizzazione dei partiti : i contrasti di interesse sono spesso assai più violenti tra stati e stati che tra partito e partito; il che fa sì, ovviamente, che un partito il quale voglia essere rappresentativo dell'intero 1Jaese debba necessariamente essere più fluido, stn1ttt1ralmnte e ideo- ]ogicamente, dei partiti che noi co11osciamo in El1ropa. Inoltre, la divisione in tanti stati, ognuno dei quali è depositario di una parte della sovranità, rallenta ulterior1nente la centralizzazione della vita politica, poich.è una buona parte di questa si esaurisce nell'ambito dei singoli stati. Pure, quando si studia il problema no11 più a] livello federale ma a quello statale si vede che ]e cose cambiano: i partiti contano, e contano formidabilmente, ad un punto che forse da noi non si imma-gina nemmeno. E, vi credano o no i nostri sommari osservatori di queste cose, contano tanto più in quanto maggiore, assai maggiore, 14 Bibiiotecaginobianco

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