senza dubbio, in questa prospettiva cronicamente scettica, irri1nediahihnente critica ». Queste le premesse del saggio. E dall'incontro di cultura occidentale - 1nassime europea - con tradjzionj ·osturni e sentimenti negri, nasce la co1nplessa personalità di 'l\T.; quella per ·onalità che, pur facendogli concluder con lucidissima sicurezza di essere, quale negro, « sta ·cato dall'Occidente », tuttavia lo spinge a rivolgersi all uomo bianco per dirgli: « io sono un occidentale, al tuo stesso modo, e forse più, ma non concordo in tutto ». Quindi, l'occidentale e il nearo, in lui collaborano a esaminare i « problemi dei popoli di colore sulle soglie dell'emancipazione ». Così egli spiega H formarsi di quelle 1ninora11zetragiche che vi ono nel più disperato isolamento e sottolinea il fenomeno della semilibertà in cui si trovano alcuni popoli, che la dominazione bianca non ha saputo - o voluto? - portare a una completa evoluzione, al riscatto. « Le élites afroasiatiche - conclude l' A. - costituiscono, infatti, isole di uomini liberi anzi <leali uomini più liberi oggi viventi sulla terra. Essi stanno in equilibrio in1moto, nervosi, insofferenti al guinzaglio che li lega, pronti a 1narciare ». Lo spirito dell'Illuminismo e della Riforma, fnori dei confini europei, manifesta enorn1e attualita, chè può « estendersi a tutto il genere umano ». L'Occident , percio, d « aiutare » e « incitare le sensibilissime e tragiche élites afroasiatiche a costituire aree di vita affidate ai valori della ragione. L'Occid iite p r continuare ad essere occidentale, libero e dotato di un certo grado di razionalismo, de e preparar i ad accordare alle élites de1l'Asia e dell'Africa, una libertà finora L usitata enb·o l'ambito stesso del proprio dominio. Le minoranze evolut dell'Asia e dell Africa devono poter fruire della sua guida cc. DiscoL o illuminato e lungimirante che oggi, alla luce di alcune recenti esperienz ~ non tutte positive, va tenuto presente dalle classi dirigenti dell'Occidente, se si vuole che le cc tragiche minoranze » di cui parla Wright diventino un fattore positivo e non un elemento perturbatore dell'equilibrio mondiale. [F. G.] Il Teatro di Miller Libro di notevole interesse, chè offre roccasionc per una attenta valutazione dell'opera dran1matica di Arthur ~1 I iller, scrittore americano fra i più significativi del nostro tempo. Il destino di un lavaro teatrale - si sa - è legato alla « vicenda » del palcoscenico; un dramma, una commedja o una tragedia non sono esaminati, di frequente, per ciò eh rie cono ad esprimere o per cio eh in effetti valgono; subiscono - come il ron1anzo o un testo poetico - gli atteggiamenti delle « mode », rna per giunta vivono spesso in funzione di elementi che sono sì importanti, tuttavia non esclusivi, quali la regìa e la recitazione. Ciò accade inevitabiln1e11te. Accade anche per lavori come quelli di Miller: massime dai critici dei quotidiani e dei rotocalchi si è giudicata, in questi anni, più la regìa di un Visconti e la recita~ione di Stoppa, della 127 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==