Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

slro sdegno - i nomi dei protagonisti famosi, dei Kesserling dei Goering degli Hin1mler, nonchè gli altri, forse oscuri, degli esecutori di quelle condanne: i Kappler, i I=taeder ecc. Nomi, questi, soltanto accennati nelle pagine di Debenedetti, però sempre presenti, incalzanti, ossessivi. Documento di un singolare testimone che tutto annota puntuale e meticoloso, queste sorvegliatissime pagine fanno per ciò racconto e storia, e - per l'adesione dello scrittore a una realtà tragj"'a - conservano ancora oggi immutato il loro alto valore n1orale. Giaccl1è nello sfondo di tutta la narrazione si avverte più che l'amarezza, la presa d'atto razionale - diremmo quasi - statistica, da cui traspare sovente una freddezza composta e semplice ov'è il riflesso del tormento e dell'angoscia di quei giorni, delle sofferenze e della barbarie: della n1orte. Sì che, questa, è la verità umana e di linguaggio di Debenedetti; comune del resto a letterati e uomini di cinema - massime fra tutti Rossellini - i quali operarono non più nel clirna degli astratti furori, bensì in una ritrovata fiducia per l'uomo: eh' era la lezione e la conquista della Resistenza. Forse oggi - sembra incredibile - nuovamente gli ebrei di rione Regola e quelli del Portic:o d'Ottavia, di Parigi, di Di.isseldorf e di Berlino riprendono (sono costretti) l'abitudine di coricarsi per tempo. Nuovamente, la notte non è per gli ebrei: le croci uncinate in Europa, in Amerjca e, persino, in Asi~ - sorta di ((prova generale » di un neonazismo - sono il terrificante spettro di un passato che non deve tornare. La storia non si ripet~. [F. G.] La razza umana Richard vVrigl1t tenne nel continente europeo, in un passato non ancora !onta.no, una sprie di conferenze sul « rapporto che intercorre, nel rnondo d'oggi, tra gente di colore e biànchi, tra Occidente e Oriente ». Pronunciati negli anni del terrorismo ideologico e della « caccia alle streghe », quesb discorsj, riletti oggi (R1cHARD WRIGHT, Razza umana, Il Saggiatore ed., Milano, 1959), testimoniano il coraggio e la spregiudicatezza dell A., giacchè affrontare, allora, problemi così importanti per la società an1ericana e per l'occidente, significa va consapevolezza di un impegno morale e umano. « Prima di tutto - egli scrive - nella mia posizione c'è una frattura. Io sono un negro. Sono un occidelltale. \ 1edo e comprendo l'Occidente, ma vedo anche e comprendo il punto di vista non occidentale o anboccidentale . ...Questa duplice prospettiva mi proviene dalla mia qualità di prodotto della civiltà occidentale e dalla n1ia identità razziale... Come negro cl1e vive in una società occidentale e cristiana di bianchi, non mi è mai stato concesso di mescolarmi, in un modo naturale e sano, con la cultura e la civiltà dell'Occidente .... Ne sento il disagio .. , Quindi, sebbene occidentale, sono un severo crjtico dell'Occidente. Un elemento vitale della mia occidentalità risiede, 126 Bibliotecaginobianco

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